Un racconto di Gaetano Moraca
Numero di battute: 2460
Cesarino quella mattina aveva aperto gli occhi ancora prima che la luce scivolasse sotto le veneziane. A dirla tutta era la stessa cosa ogni giorno, dopo che verso le 5.30 andava a fare l’ultima visita al gabinetto. Poi si ricoricava nel suo lato e con le mani dietro la testa si metteva a fissare il soffitto tinteggiato di recente. E pensava alla sua casa in Abruzzo e ai pomodori che piantava nell’orto sul retro. Pensava ai pomodori e pure ai fagioli, Cesarino, che era stagione anche per quelli.
A un certo punto si era alzato ed era andato in cucina a preparare la caffettiera, quella che aveva comprato sua moglie Luisella più di trent’anni prima e che lui si era portato appresso perché tutti gli altri caffè gli sapevano di bruciato. Aveva acceso la televisione ma non l’ascoltava perché doveva contare i cucchiaini per riempire la moka: cinque e una punta era la misura perfetta di Luisella, «di meno viene sciacquato, di più viene bruciato». Poi aveva aperto la finestra, si era seduto su una sedia e si era acceso una sigaretta, mentre alcuni politici con gli occhi assonnati parlavano della questione dei migranti.
Cesarino non doveva fumare, lo sapeva. Suo figlio Stefano non gli raccomandava altro dopo l’infarto: «Ti hanno preso per i capelli, d’ora in avanti per il tuo bene non devi toccare né sigarette, né caffè». E poi, per non lasciarlo da solo, gli aveva affittato un bilocale nella città dove viveva con la moglie e lì lo aveva fatto trasferire. Due anni prima, a un incrocio dove la lampadina del semaforo si era fulminata, Luisella era stata investita da un’auto ed era morta sul colpo. Il cuore di Cesarino non si era fatto trovare preparato.
«Di meno viene sciacquato,
di più viene bruciato.»
Non appena la caffettiera aveva iniziato a gorgogliare si era alzato di scatto e si era versato il caffè in una tazzina. Ne restava parecchio perché la moka di Luisella era per quattro. Poi si era seduto sul gabinetto coi cruciverba, si era fatto la barba con calma, si era lavato e vestito ascoltando lo sferragliare dei tram sotto al suo palazzo. Quando era tornato in cucina l’orologio non segnava nemmeno le 8.30. In paese a questo punto sarebbe andato nell’orto o alle poste, ma nella nuova casa non c’era spazio nemmeno per un vaso e Stefano per non farlo stancare gli pagava tutte le bollette col telefonino. Cesarino quella mattina si era avvicinato al lavello, aveva svuotato la moka e l’aveva risciacquata. Poi si era messo a fare di nuovo il caffè, attento a non perdere il conto.
Gaetano Moraca (1987) nasce in una cittadina di provincia situata al centro della Calabria, ma ora vive a Milano. Scrive su Style Magazine del Corriere della Sera, Esquire, Wu Magazine e altri. Lavora nel campo della comunicazione digital, qualsiasi cosa voglia dire.