Un racconto di Camilla Caraffini
Numero di battute: 2477
Il riverbero del sole sul mare gli fece socchiudere gli occhi. Che meraviglia il mare d’inverno, pensò, ma non era un’idea originale, l’aveva pensato molte volte, e adesso gli sembrava che le lame di luce che perforavano la coltre di nubi e si abbattevano spietate su quella tavola di acciaio rappresentassero l’espressione più pura di ciò che gli era appena balenato in mente.
Una nave portacontainer pareva in equilibrio sul filo dell’orizzonte. Che profumo, quell’odore di erbe aromatiche e salsedine, che si inerpicava per le sue narici!
La passeggiata sul litorale era quasi terminata, una cittadina di quelle che si spengono in un muto letargo invernale per poi risvegliarsi con le ondate vocianti di turisti affamati di sole estivo si delineò dopo l’ultima curva.
Tutto taceva, perfino i gabbiani, che fino a poco prima cavalcavano la brezza schiamazzando e contendendosi alcuni resti di picnic sbrigativi interrotti da temporali improvvisi, si erano momentaneamente zittiti. Alcuni di loro zampettavano sulla spiaggia grigia, tra ciottoli rotondeggianti, pezzi di legno trasformati dall’acqua e dal sale e rifiuti di ogni genere.
«Te lo ricordi quando cercavamo i vetrini?»
La voce di Giorgia lo fece voltare di scatto, si era dimenticato di non essere solo. La solitudine per lui era un’abitudine rodata, confortevole.
«Tutto taceva, perfino i gabbiani.»
«Certo che mi ricordo» rispose poi con un tono più grave di quanto volesse, ma la verità era che non se lo ricordava per niente. Sapeva però che una risposta diversa le avrebbe dato dispiacere.
«Stai mentendo» gli sorrise lei, poi si accese una sigaretta e gli porse il pacchetto. Diana blu. Ne prese una.
Giorgia aveva i suoi stessi occhi, grigi e un po’ tristi, ma il suo viso paffuto le faceva avere un’aria gioviale e la sua bocca sempre incline al sorriso metteva gli altri a loro agio.
«No… È che mi viene difficile pensare alla Terra, a quello che abbiamo perso…»
Ciò che era realmente difficile, pensava, era cercare di farsi una nuova vita quando tutti intorno a lui si aggrappavano ai ricordi come naufraghi in balia di una tempesta. E non capivano, perfino sua sorella non capiva, che per lasciarsi qualcosa alle spalle bisognava infliggersi una violenza indicibile, era necessario raschiare la propria coscienza con il coltello.
«Non lo so se abbiamo fatto bene, Roman» disse lei guardando verso il cielo, un’altra aeronave stava per atterrare. «A partire, dico; volevo andarmene, ma mai come adesso sono stata aggrappata alle mie radici.»
Camilla Caraffini (1987) nasce a Genova. Da allora ha abitato in molti luoghi e, dal giugno del 2018, vive in camper in compagnia umana, canina e avicola. Ha pubblicato un racconto sulla rivista Storie bizzarre. Il suo blog è infondoalrettilineo.wordpress.com.