Un racconto di Matteo Candeliere
Numero di battute: 2497
Quando suo marito uscì di casa sbattendo la porta, Atalia non alzò neppure lo sguardo.
Lo sentì vestirsi, prendere le scarpe e la maschera antigas, ma non fece niente per fermarlo. Prodigio invece, da buon ficcanaso, smise di leccarsi il pelo e seguì i movimenti dell’uomo con i grandi occhi gialli. Con un balzo fu in camera da letto, alla finestra che dava sul viale. Tentò di acchiappare con una zampetta una delle gocce di pioggia che ne rigavano il vetro, poi lo vide salire in macchina.
Atalia si svegliò a notte fonda. La stanza era avvolta dall’oscurità e lei aveva i piedi freddi e le formiche a un braccio. Non aveva modo di sapere che ore fossero, ma suo marito non era ancora tornato.
Poggiò una mano sulla pancia di Prodigio e la sentì alzarsi e abbassarsi al ritmo regolare del sonno.
«Ehi» gli disse. «Svegliati un po’. Dobbiamo cercare papà.»
«Ehi, svegliati
un po’. Dobbiamo cercare papà.»
Indossò la maschera soltanto perché l’aveva presa anche lui. Non le piaceva respirarci attraverso: puzzava di plastica e le riempiva la testa di brutti pensieri. Cercò le chiavi a tentoni così come aveva fatto per le scarpe e la giacca, mentre Prodigio miagolava forte e le si strusciava sulle gambe.
«E smettila di miagolare, che già fare le cose al buio è un casino. Cos’è, vuoi venire anche tu?»
Ancora un miagolio e una strusciatina.
Voleva essere della partita.
Fuori faceva un gran freddo. Prodigio le camminava di fianco come un soldatino, con il pelo già tutto bagnato. Fu coraggioso, quella notte. Quando lei gli chiese se volesse essere preso in braccio, lui non si voltò neppure a guardarla. Era un po’ preoccupata, Atalia: gli animali sono resistenti, ma girare per troppo tempo senza maschera non è una buona idea. C’è un motivo per cui nessuno porta più il cane a spasso. C’è un motivo per cui tutti preferiscono i gatti.
Procedettero fino alle acque limacciose del fiume. Suo marito poteva essere soltanto lì.
L’auto era parcheggiata sotto gli alberi, tra i giunchi e i rifiuti.
Atalia aprì la portiera e si sedette con Prodigio sul sedile del passeggero. L’abitacolo sapeva di fumo e di vecchi vestiti bagnati. Cercò lo sguardo di suo marito dietro la maschera antigas, oltre il velo della disperazione, ma non trovò nulla.
«Hai visto? C’è anche Prodigio. È stato coraggioso. Povero, non ha neanche la maschera lui.»
Per un tempo che sembrò a entrambi lunghissimo restarono zitti, poi Atalia udì dei singhiozzi provenire da dentro il bocchettone della maschera di suo marito, attraverso la plastica e il ferro.
Prodigio faceva le fusa.
Matteo Candeliere è nato a Torino nel 1990. Si è laureato in psicologia e suona la chitarra in una band che si chiama Gli Alberi.