Un racconto di Maurizio Ferriteno
Numero di battute: 2481
«Non c’è altra scelta, andranno ammazzati tutti.»
Tu fissi la buccia di mandarino sulla tovaglia. Ti sorprendi a considerare il sottile confine tra la peluria bianca dell’interno e l’arancio lunare della buccia. Le parole di tuo padre ti giungono lontane, liminali. Sei ancora concentrato sul tuo satellite di buccia quando un ululato ti raggiunge inesorabile.
«Uuu! Guarda là, guarda tutta quella gente là.»
Tuo padre mastica la centesima noce, tra le dita residui di gusci, il gomito puntato sul tavolo, la tovaglia raggrumata respinta dal suo addome gonfio. La tv è stata accesa alle tue spalle, tu avevi chiesto ancora una volta di non farlo, sullo schermo donne, bambini, uomini, persone, liberati dal fango, scavano per liberarne altri, si guardano, piangono, parlano, gesticolano verso una telecamera che fatica a mettere a fuoco il viso grandangolare di una donna e sembra volerle sfuggire ma poi ritorna e la riprende da un’altra angolazione.
Tuo padre mastica come stesse masticando le immagini; sei sicuro di aver visto tra un dente e l’altro la donna di prima che veniva risucchiata tra i detriti di noce, spazzata via da una lingua ruvida e scura.
«Andranno ammazzati tutti.»
Tuo padre la spegne, la tv. «Be’ hai sempre detto che ti dà fastidio.» Alza le spalle, lo vedi rimpicciolire, smettere di ruminare e ordinare davanti a sé in uno schema semplice ma regolare frammenti e schegge di gusci.
Tu torni alla tua buccia bicolore. È stato un errore tornare.
«Per Dio!» Tuo padre batte il pugno sul tavolo sconvolgendo l’ordine dei frammenti, solleva la mano destra ed estrae dalla carne un triangolo non euclideo di noce. «È per questo, porco quel maledetto, che saremo costretti a farlo!»
Tu osservi la sua faccia, la sua mano e il simbolo triangolare rimasto inciso nella pelle. Tua madre, eccola, compare dall’oscurità del corridoio portando un caffè.
«Quando si muoveranno» il braccio di tuo padre rotea davanti al tuo naso, «e credimi si stanno già muovendo, tutti questi vorranno venire qui da noi. E noi che faremo? Muri? Credi a me, non ci rimarrà altro da fare.»
Tuo padre spazzola e ordina a ranghi più serrati le schegge, tua madre ti sottrae la buccia, tu fai appena un gesto e apri le labbra senza emettere suoni.
«Nient’altro se non sparare. Sopravvivenza, sì. Sarà meglio per tutti.»
Sei solo, senza buccia, tua madre è tornata e ora posa una mano sulla spalla di tuo padre, annuisce, la testa minuta, il collo sottile dalla pelle scolorita e scollata. È la notte della vigilia di Natale.
Maurizio Ferriteno nasce a Roma nel 1972. Cresce con una passione per la fisica, diventa ingegnere e ora insegna quello che ha studiato e imparato appena al di là del confine. Ha scoperto di non poter fare a meno di una cosa: scrivere.