Un racconto di Stefano Besi
Numero di battute: 2453
La mamma entrò in camera e vide un’enorme distesa di mattoncini Lego: i bambini avevano rovesciato il cesto. Sembrava una pozzanghera colorata. Suo figlio ne toccava il bordo come se avesse paura di bagnarsi. Il suo amichetto Gianni invece era nel centro, immerso nei mattoncini come se nuotasse.
«Volete del succo di frutta?»
Gianni emerse dal mare di plastica e alzò le braccia: «Sì!».
Fulvio invece restò in silenzio.
«Tu non lo vuoi, Fulvietto?» chiese ancora la donna.
Il bambino scattò con la testa come se si accorgesse solo in quel momento della sua presenza. «Sì... grazie» disse strizzando gli occhi e agitando le mani nella sua direzione come un prestigiatore.
La donna tornò in cucina un po’ preoccupata: nemmeno dopo aver scartato un regalo Fulvio sapeva dire “grazie”. Cosa stava succedendo? Riempì di succo di frutta due bicchieri e li portò ai bambini.
«Ecco qui» disse poggiandoli sulla piccola scrivania.
Gianni continuava a nuotare nei mattoncini. Fulvio restava come prima di lato. Forse, pensò la donna, a mio figlio i Lego non piacciono così tanto.
«Albicocca. Odorano di albicocca. Bene.»
Appena la madre andò via dalla stanza Fulvio prese i bicchieri e senza farsi notare li annusò. Albicocca. Odorano di albicocca. Bene.
«Ecco, tieni» disse porgendone uno a Gianni.
L’amichetto lo prese e si scolò il succo in un sorso. Fulvio, invece, fece solo il gesto, ma non bevve. Evitò anche di bagnarsi le labbra, meglio non rischiare.
«Com’è? Buono?» chiese.
«Buonissimo» disse Gianni. Poi posò il bicchiere e riprese subito a giocare.
Fulvio restò immobile a fissarlo in modo tanto insistente che Gianni chiese: «Che c’è?», e lo costrinse a distogliere l’attenzione.
Allora Fulvio studiò il fondo del bicchiere dell’amico e vide che erano rimaste poche gocce. L’ha davvero bevuto tutto, pensò. Bene. Riprese a giocare con un mattoncino per volta, ma in realtà osservava con attenzione Gianni. Lo guardò a lungo cercando di non farsi notare. Lo guardò per interi minuti, ma non accadde nulla.
Quando la madre tornò in camera per vedere come andavano le cose, Fulvio la prese per una mano e la trascinò in cucina.
«Che succede?» chiese la donna.
«È vivo» disse Fulvio.
«Cosa dici, tesoro mio?»
«Gianni è ancora vivo.»
«Certo che è ancora vivo. Perché non dovrebbe?»
Fulvio capì che la madre non aveva sentito il messaggio. Non era telepatica. Non sapeva neanche che Gianni aveva rovesciato tutti i Lego a terra.
«Che mamma inutile» disse.
Poi tornò di corsa da Gianni. Doveva escogitare un nuovo piano.
Stefano Besi (1979) è laureato in psicologia e lavora nel campo della formazione esperienziale. È stato insegnante di grafologia e pasticcere professionista (specializzato nella produzione del gelato). Ha un blog che aggiorna di rado ma con piacere: www.controversi.net. Non sa suonare uno strumento e non sa guardare attraverso i muri, ma ci sta lavorando.