Un racconto di Carmine Pignata
Numero di battute: 2466
L’uomo dice: non è detto che si muore dal terzo piano. È una questione di velocità, e poi ci sono gli alberi. Considera i rami. Al massimo rimarresti paralizzata, ed è peggio, no? Esistono altre possibilità, dice, molto più efficaci. Trovo sia un modo alquanto bizzarro di persuadere qualcuno a non suicidarsi, ma non sono affari miei, è una cosa tra moglie e marito.
Me ne resto appoggiato alla ringhiera a guardare verso l’alto. Questa è la prima cosa interessante che succede in due mesi che vivo qui.
Della coppia sopra di me so poco. Prima di oggi non li ho mai visti in faccia. Di loro conosco solo i suoni che fanno quando litigano. Sento le urla di lei scivolare attraverso il soffitto e i tentativi dell’uomo di farla ragionare. La sua voce ha la cadenza monotona dell’abitudine. La cosa peggiore però sono i tacchi: un martellare continuo da una parte all’altra della casa, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
«Non è detto
che si muore
dal terzo piano.»
In strada la polizia ha delimitato la zona antistante il palazzo. I vigili del fuoco discutono se sia meglio tirare su la scala o stendere il gonfiabile. Un gruppo di persone si accalca dietro il nastro rosso e bianco. Dai palazzi di fronte qualcuno scatta delle foto. Controllo sul cellulare se qualche giornale ha già riportato la notizia. Sarebbe bello se lì giù ci fosse anche la televisione.
I vigili del fuoco li ho chiamati io quando ho visto una decina di paia di scarpe volare davanti al mio balcone: laccate, scamosciate, col tacco a spillo, stivali, sandali e scarpe da cerimonia. Piovevano giù insieme alle urla. Allora mi sono affacciato e ho visto la donna del terzo piano seduta sul cornicione. I piedi nudi che ciondolavano nel vuoto.
L’uomo ha un approccio distaccato alla cosa. Tiene i gomiti appoggiati alla balaustra e sorride tranquillo a pochi centimetri dalla donna. Insiste a dire che così è inutile, ci sono modi più sicuri per ammazzarsi. Lei dopo un po’ smette di urlare. Sporge di poco la testa. Fissa la strada come se stesse calcolando quante probabilità ha di morire davvero. Il marito allora le allunga una mano e dice che se proprio vuole farla finita possono andare insieme sul terrazzo, da lì la velocità di caduta garantirebbe un risultato sicuro. Fidati, dice.
Le gambe di lei rientrano dietro il cornicione. Entrambi spariscono dalla mia vista e tornano a essere semplici voci. La donna singhiozza: Mi aiuterai? L’uomo risponde: Farò tutto quello che vuoi. Andiamo a prendere le scarpe adesso. Vuoi mica salire scalza?
Carmine Pignata (1982) nasce a Caserta, da dieci anni vive e lavora a Roma. Dal 2017 frequenta il laboratorio permanente sul racconto Trenta Cartelle. Due suoi racconti sono apparsi negli ebook: Passaggi e Lunedì 9, in collaborazione con la Scuola del Libro. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati sulla rivista Mag O.