Un racconto di Giovanni Marco Maggio
Numero di battute: 2491
Si chiese che ci facesse quel barattolo di cetrioli sottaceto tra i cereali. Andò verso la corsia per rimetterlo a posto e, dal megafono, sentì arrivare la voce del capo che chiamava tutti i dipendenti a rapporto. Lasciò il barattolo sul primo ripiano disponibile e raggiunse le casse. Lui attese che tutti fossero lì e poi disse che mancavano venti euro. Il ragazzino chiese da dove e il capo lo ignorò e poi domandò a chiunque fosse stato in cassa durante il turno pomeridiano di alzare la mano.
Lei sollevò il braccio e così fecero altri due suoi colleghi e il capò li squadrò e poi disse deve essere colpa di uno di voi tre. Lei si sistemò la polo rossa dentro i pantaloni e scosse i fianchi e il capo disse tu sei esclusa perché al massimo ruberesti la mortadella dalla salumeria e poi aggiunse che, per questa volta, non aveva intenzione di approfondire la questione ma dovete stare più attenti, adesso andate a casa, chiudo io. Fecero di sì con la testa e presero le giacche dall’attaccapanni e uscirono.
Il bus che le passò accanto sollevò le foglie morte accatastate sul bordo della strada e lei infilò la faccia dentro la giacca e camminò. Lui era appoggiato alla macchina. Le chiese quanto avesse e lei gli diede la banconota e lui disse solo questi. Lei tirò su col naso e aprì lo sportello dal lato passeggeri e gli disse di guidare.
«E poi disse
che mancavano
venti euro.»
Si appartarono nel parcheggio della zona industriale e lei gli sbottonò i pantaloni e glielo prese in mano. Cercò di baciarlo e di salirgli addosso a fatica ma lui gli disse che, con quei soldi, era il massimo che poteva offrirle. Lei non protestò e intanto gli accarezzava la coscia da sopra i jeans e poi finì e gli chiese di riaccompagnarla. Sotto casa, lui le disse alla prossima e fatti sentire e lei gli disse non so se ci sarà e gli chiuse lo sportello in faccia, poi salì le scale e aprì la porta.
Aiutò il padre a lavarsi e gli chiese come stai e lui emise un grugnito e lei lo asciugò e lo mise a letto. Mangiò in piedi, nella cucina della sua infanzia, e passò due minuti a fissare il rumore giallo del frigo. Prima di addormentarsi, frugò nel portafoglio del padre, scartò vecchi scontrini e si mise in tasca un pezzo della pensione.
Il giorno dopo tornò al lavoro e si ricordò del barattolo di cetrioli e lo posò accanto agli altri. Aveva già finito il turno da quattro ore quando il capo chiamò di nuovo tutti a rapporto per dire che aveva fatto i conti e non poteva essere una coincidenza ma in cassa risultavano venti euro in più.
Giovanni Marco Maggio (1993) è nato a Marsala e vive a Roma. Ha studiato, viaggiato, letto, lavorato, cucinato, scritto e letto. Ha collaborato con giornali e portali online e sta lavorando a una raccolta di racconti. Tendenzialmente evita gli avverbi.