Un racconto di Filippo Cerri
Numero di battute: 2463
Ti hanno visto ballare con gli occhi dell’invidia, Dr. La Rouge, quando ti scalmanavi cuore a cuore con la bella Hélène, che per oscuri rigiri genealogici ti era anche parente e che morì a vent’anni di rara e impensata malattia.
Tu invece la vita l’hai vissuta fino a svegliarti la mattina e non riconoscere il vecchio che rimanda indietro lo sguardo, fino a sputare in faccia allo scherzo che ti fa lo specchio ogni giorno di più. Invecchiano anche i geni, questo lo scienziato lo capisce ma l’uomo non può sopportarlo. Avendo avuto tutto dalla vita, cosa volere ancora... Morire non t’è forse concesso?
Ma tu non hai voluto. Hai sussurrato, al culmine della disperazione: dove non può la scienza, venga qualcos’altro. E così della morte hai cercato il nome segreto. L’hai trovato a margine di libri proibiti, in bocca a uomini maledetti. Per combattere il tempo, rincorrere la giovinezza perduta hai dato fondo al tuo talento, esplorando il fondo di biblioteche dimenticate da Dio. E sei riuscito, perché così fanno i geni.
«Dove non può
la scienza, venga qualcos’altro.»
Hai rivisto, sull’orlo di uno dei tuoi deliri, la bella Hélène, giovane come allora, e così l’hai rivoluta. Quelli stessi che ti videro ballare, che per te ebbero invidia, ti hanno visto stavolta con gli occhi dello sbigottimento, cercare di ridare vita ai morti, giù al cimitero. Sono cose che non si fanno da queste parti, tra persone perbene.
Ma a te importava solo riavere Hélène, e con lei il sogno della tua giovinezza. Hai dettato nuove condizioni a lei che era morta da un pezzo. Sei sgattaiolato nottetempo fuori e te la sei ripresa. Dopo averla cercata in ogni ruga, l’hai ritrovata lì dove l’avevi lasciata, sotto tre metri di terra. L’hai riportata a casa e con parole antiche, le hai ridato vita.
Diglielo in faccia adesso a Hélène quanto la ami, in quel viso albergo di vermi, guardala là dove c’erano gli occhi, in quella tana di talpa dove un tempo stava comodo un cuore. Non la sopporti la vista di questa bambola fatale che allunga le braccia verso di te, che ti vuole baciare che ti chiama amore e che ti rende inabitabile la casa. Cosa pensavi sarebbe successo, Dr. La Rouge? Il tempo passato va lasciato là dove lo abbiamo perso.
Non c’è più altro da fare. Dal cassetto estrai il coltello, la lama cerca il polso. Scavala questa vena, Dr. La Rouge, cercaci dentro il segreto che ti tiene in vita. Questo è l’unico modo. Solo così, adesso capisci, sarai finalmente felice. Libero, per sempre, dal male e dal tempo.
Filippo Cerri (1991) vive a Orbetello. Collabora con un’agenzia video con cui realizza prodotti audiovisivi. Ha pubblicato racconti in alcune riviste letterarie (Split, In fuga dalla bocciofila) e in antologie curate da Effequ.