Un racconto di Flavio Capperucci
Numero di battute: 2390
Che strippata stamattina. Alle dieci mi ha chiamato il capo. Eccolo là, mi sono detto, arrancando verso la saletta riunioni che nemmeno un Pandino sette e cinquanta sulla salita del Muro Torto.
Sapevo che con lui c’erano Martoni e Chiasso. Ma io non avevo lavori con loro. C’era stato un progetto, una riorganizzazione di Saipem sì, ma quando, sei anni fa?
Con Chiasso sì che c’era qualcosa. Una roba di Tenaris. Ma avevano fatto quasi tutto lui e Bini, lo stagista, e io avevo solo riguardato un po’ la presentazione.
«Che strippata stamattina.»
E se mi chiedevano come era stato calcolato il tasso di sconto? O peggio, del perché era stato scelto quel metodo invece di quell’altro?
Avrei simulato un malore. Sì, ma un’altra volta? Già l’anno scorso avevo fatto la scena di un attacco di appendicite, quando mi era stato chiesto un commento su un principio contabile.
Ho chiesto ai santi, agli angeli e a voi fratelli di pregare per me il signore dio nostro e sono entrato. Quando ho visto che sulla parete erano proiettati duecentomila numeri, a occhio una valutazione d’azienda, ho capito che per me era finita.
Ma tanto prima o poi doveva succedere. Quanto potevo andare avanti. Erano anni che sgusciavo dalle domande che neanche Tomba la bomba nello speciale di Kranjska Gora.
Però io dico, sei in riunione con questi due che hanno sdraiato la Bocconi in quattro anni, hanno una conoscenza tecnica che se la batterebbero con Draghi e la Lagarde, una capacità di esposizione che manco Piero Angela, e vieni a chiamare me che ormai l’avrai capito che l’unica cosa che so fare è ingarellare i clienti, che lo sai che io non ho la preparazione che hanno loro, che per seguire una lezione dovevo fare a cazzotti per un posto nelle prime file in un’aula che ci stavamo in seicento che sembrava di stare in Tribuna Tevere, che le cose il professore a volte manco le spiegava – che poi il professore, l’assistente dell’assistente –, quindi la teoria chiedila a loro, a me lasciami andare dai clienti a fare il simpatico, ma non mi tirare in ballo per le robe tecniche, che lo sai che non le so.
Martoni e Chiasso si sono alzati e se ne sono andati. Il capo ha fatto cenno di avvicinarmi. Sul pc aveva un foglio con il maxilistone dei calciatori, pieno di calcoli e strategie per l’asta di riparazione del Fantacalcio di stasera.
«Senti, ma me lo dai Belotti? Ti posso offrire Quagliarella. E poi ci aggiustiamo a centrocampo.»
Flavio Capperucci è nato a Roma nel 1985 e, dopo alcuni anni di lavoro a Milano, si è trasferito in Spagna, dove ha aperto un ristorante. Ha pubblicato un racconto su Rivista Blam, con la quale collabora scrivendo recensioni di romanzi.