Un racconto di Giorgia Di Nardo Fasoli
Numero di battute: 2446
Erica cammina come se indossasse tacchi alti, invece è scalza con solo una camicina da notte blu, a fiorellini bianchi. Si è svegliata perché deve fare la pipì e percorre il lungo corridoio evitando di calpestare le ombre grumose sul pavimento di cotto. Questo gioco l’ha inventato Sissi, la sua migliore amica, una volta che è rimasta a dormire a casa sua; ma per Erica ora non è più un gioco, bensì una questione di vita o di morte, come se camminasse tra lapidi e croci.
«Facciamo finta che sono buchi» aveva bisbigliato Sissi, «se ci finisci dentro muori!» Dicendo questo, aveva dato una piccola spinta a Erica e il suo piede destro era finito proprio al centro dell’ombra scura della cassapanca di vimini, «Ecco, sei morta!» aveva esclamato Sissi ed era corsa a chiudersi in bagno con due mandate.
«Apri, devo fare la pipì!» aveva protestato Erica con le gambe un poco piegate e i ginocchi che si sfioravano.
«Se ci finisci dentro muori!»
«No, io non parlo con i morti anzi…» Una pausa, il suono della tavoletta e poi quello tintinnante dell’urina. «Sono i morti che non possono parlare con i vivi. Quindi tu ora non parli più e anche se parli io non ti sento.»
Questa scena Erica la ricorda nei minimi dettagli e anche il senso di vuoto e paura che le si era aperto nel petto con un cigolio sordo da portone non oliato. Era rimasta lì, un piede gelato poggiato sull’altro ancora più gelato, incerta se bussare o no per timore di svegliare i suoi, mentre Sissi, dall’altra parte, canticchiava una filastrocca insegnata dalla maestra.
«… Say the bells of Old Bailey. When I grow rich?»
Quando dopo uno, due o forse tre minuti, Erica aveva ceduto, era già troppo tardi perché, proprio nel momento in cui le nocche avevano toccato il legno, aveva sentito una scia calda scivolarle giù tra le gambe, insieme alle lacrime che erano già lì a offuscarle la vista. E stava per fuggire, andarsi a nascondere chissà dove, forse direttamente nel letto dei suoi, forse in camera del fratello, o meglio ancora, via al piano di sotto dalla zia, quando aveva sentito la risatina di Sissi e poi: «Ecco, sì, questo sì: i morti possono bussare, mia nonna dice che i morti…».
Sissi aveva aperto la porta e lasciato la frase a metà; arricciando le labbra e storcendo il naso l’aveva guardata come si guarda una pera marcia spiaccicata a terra.
«Che schifo! Voi morti fate davvero schifo» aveva detto e se ne era andata saltellando e ripetendo che schifo, che schifo, voi morti fate davvero schifo.
Giorgia Di Nardo Fasoli è nata in Abruzzo e vive a Bologna, dove si è laureata in Lettere Moderne e Italianistica. Ora, oltre a occuparsi di tutte quelle cose che servono per vivere, si sveglia molto prima dell’alba per scrivere senza essere disturbata e legge molto. Un suo racconto è stato pubblicato nella raccolta collettiva I giorni alla finestra (il Saggiatore 2020), un altro dalla rivista Offline.