Un racconto di Andrea Salvatore Alcamisi
Numero di battute: 2473
Babacar e Martin tornavano dal podere, uno dietro l’altro: un paio di scarponi intorno al collo, una tuta imbrattata di sudore e sputi. Babacar aveva detto a Martin: «È ora di smontare. Lascia ogni altra faccenda e seguimi».
La contrada si avviluppava nelle morbide fasce dell’agro, cinto qua e là da lacerti di muri a secco. Gli aranci e il sangue dei cafoni avevano innervato l’impasto spumoso di cenere e terra dove la distesa profumata di zagara accarezzava le spalle curve dei due fratelli. Il Mediterraneo, tra la sete, l’acre carburante e i compagni, quando tracimavano dai bordi ruvidi del mattatoio. Così rimuginava Babacar, mentre percorreva il ciglio impolverato.
Nei pressi della vecchia provinciale Babacar disse: «Lascia tutto e vieni». Michaela tossì e scese dall’automobile che già pregustava di inghiottire quel pasto. Si tolse i sandali, li intrecciò tra le scapole. Ora, a piedi nudi, Michaela oscillava a passo di danza, là nella violenta solitudine sulla battigia di sterro.
«Babacar disse: Lascia tutto
e vieni.»
Babacar, Martin, Michaela tornavano dall’agro, uno dietro l’altro. Nel paese le casupole ingiallite si ribellavano al tempo che scolorava gli inganni e Babacar, Martin, Michaela avanzavano sulla grigia rotta. Antonio stava seduto sul marciapiede. Alle sue spalle il circolo, ma solo nebbia, astratti pensieri e nessuna bandiera. Antonio sollevò il capo incastellato fino a quel momento nel dubbio, nella chioma arruffata, nella rigidità dei gomiti e disse: «È l’ora?». Babacar rispose: «Vieni e seguimi».
Alla fermata dell’autobus Immacolata aveva appena slacciato una cintola della salopette. Madre e operaia, pane e rose rimbalzavano nel freddo dell’attesa, mentre la piccola creatura, che dondolava al petto, cercava la mammella. Allora, Babacar con gli scarponi intorno al collo disse alla madonna, unta di grasso: «Canta la nostra ninnananna».
Babacar, Martin, Michaela a passo di danza, Antonio con una scarpa sì e una no e Immacolata con la creatura al petto entrarono nel villaggio dei disperati, uno dietro l’altro. Una cassa di legno sostava fra la poltiglia di fango e spazzatura. Babacar, Martin, Antonio, Michaela si incoronarono della bara di legno e dietro Immacolata e l’umanità dolente. Babacar, tra due ali di folla, andava gridando: «Per un pugno di arance rosse». Le lamiere delle baracche fischiavano al soffio della tramontana, i barili a stento illuminavano la corte e la processione in fondo allo stradone dove fu presto notte nel silenzio della zagara.
Andrea Salvatore Alcamisi è nato in Sicilia nel 1991. Nel tempo libero si occupa di politiche pubbliche per l’avanzamento dei diritti civili e sociali nel Meridione. Da poco gestisce un blog collettivo che racconta ogni forma di resistenza alle discriminazioni, alle povertà, allo sfruttamento, alla mafia. Ha scritto racconti per le riviste Offline e Tre Racconti. Insegna greco nella scuola pubblica.