Un racconto di Doriana Comandè
Numero di battute: 2354
Da un giorno all’altro, lei cominciò a conservare buste. Ogni tipo di busta. Quelle neutre e biodegradabili, i cui manici non sopportano alcun peso. Quelle più robuste, con il logo di una grande catena di supermercati stampato sopra. Quelle di carta del banco pane o della gastronomia.
Lui se ne accorse solo quando aprì un cassetto della cucina e lo trovò stipato di buste ripiegate.
«Che devi farci?»
«Possono servire.»
Infatti, servivano. Lei le utilizzava per la spesa, per la pattumiera, per raccogliere giornalmente gli escrementi del gatto dalla lettiera.
Lui ci mise un po’ prima di registrare alcuni piccoli cambiamenti nel loro stile di vita. Tutte quelle buste accuratamente conservate. Mai un alimento scaduto nel frigorifero, cosa che prima accadeva di frequente, vuoi per distrazione, vuoi perché mangiavano spesso fuori. I volantini delle offerte al supermercato, conservati anche questi. Le camicie stirate senza che in casa spuntasse mai fuori una sola ricevuta della lavanderia.
«Da un giorno all’altro, lei cominciò a conservare buste.»
Era strano, perché, da quando aveva perso il lavoro, lui stava in casa quasi tutto il giorno, a setacciare siti di aziende, a mandare email a destra e a manca. Eppure, non si era mai accorto che lei stirasse le camicie (aveva sempre odiato farlo) o che avesse eliminato una serie di piccoli lussi di cui, tutto sommato, lui non sentì mai davvero la mancanza (forse perché la loro eliminazione era stata così furtiva e graduale).
Una sera, annebbiato dalle troppe ore passate davanti al pc, entrò in sala e la trovò sul divano che leggeva.
«Non guardi una serie su Netflix?»
Lei abbassò il libro: «Ho disdetto l’abbonamento un paio di mesi fa». E davanti all’espressione sbigottita di lui, aggiunse: «Tanto non c’era quasi mai niente che valesse la pena vedere».
Fu l’unico momento in cui l’idea che stessero vivendo in un regime di ristrettezza gli sfiorò la mente. Ma sembrava che fosse tranquilla e, rassicurato, lui si stropicciò gli occhi e tornò davanti al pc.
Esattamente sette mesi dopo, lui trovò un nuovo impiego.
«Ma come abbiamo fatto a cavarcela per tutto questo tempo solo con il tuo stipendio?» le domandò stupito mentre una leggera euforia alcolica, dovuta al costoso vino che stavano bevendo per festeggiare, dilagava in lui.
Lei gli fece segno di versarle un altro po’ di vino. «Il trucco» gli rispose, «è che almeno uno dei due non se ne accorga.»
Doriana Comandè è nata a Roma quarantasei anni fa. Dopo la laurea in Storia e Critica del Cinema, con una tesi su Ingmar Bergman, ha scritto saggi sulle serie tv e fatto interviste a giovani registi indipendenti. Poi è diventata un’insegnante di scuola superiore, lavoro che ama quanto la scrittura. Ha pubblicato alcuni racconti. L’ultimo, Un’amena visita in psichiatria, è uscito su Rivista Blam!