Un racconto di Ezio Azzolini
Numero di battute: 2486
Ehi, questo te lo devo proprio dire, nel solo modo che conosco. Sotto il murale gigante eravamo migliaia, noi avevamo scelto la metà della via, a vedere lo schermo messo storto tra le teste e le bandiere. Tu stavi sul muretto che dà sul largo dei tabernacoli, degli ex voto e della santità. Vedevi meglio tu, eri arrivata presto.
Dino ci moriva, io non lo so che ci stavo a fare, un po’ di onestà te la devo. Volevo partecipare a una festa, può darsi. Non ero invitato ma nessuno se l’è presa.
Portavi la maglia Buitoni dello scudetto dell’87. Era un’imitazione fatta bene. O nell’87 quella maglietta ha imitato te, qui ora così, può darsi. Eri celeste da perdere il fiato, quest’è. Dico quest’è, come ci fosse da mimetizzarsi. Ma non ho bisogno, non ero invitato ma nessuno se l’è presa. Delle ragazze di Napoli eri la sola senza trucco, questo lo giuro. Anche da lontano lo vedevo che non avevi il trucco. Sei arrivata presto per metterti in piedi sul muretto, forse eri lì prima che nascesse la città e nascesse il mondo.
«Portavi la maglia Buitoni dello scudetto dell’87.»
Dopo, quando è finita e si è incendiato tutto e tutti hanno urlato, io volevo prendere il momento e invece mi sono distratto. Ti sei accorta da lontano che ti stavo fotografando. Non te la sei presa. Ti sei messa in posa per me, hai fatto il tre con la mano come in un cartone di Miyazaki e mi hai sorriso. Ce l’ho qui sfocato in galleria, lo andrò a guardare quando ho un po’ bisogno. Troppe luci tutte insieme, il tuo sorriso troppe luci e niente fuoco, lo Xiaomi non ce l’ha fatta, e neppure io.
Nella folla del largo impazzito non ci siamo più visti. Non è vero. Ti ho vista andare via, e non ho fatto niente. Avrei potuto dirti: ehi, in treno ho scritto una storia, ci sono io che vedo un padrone che prende a calci il suo cane, allora lo difendo e calcio il padrone, e il cane difende il padrone e prende a morsi me. Avrei dovuto spiegarti che tanto la foto era venuta male, che con me non avresti fatto un grande affare. Ma questo lo giuro, sarai una delle ragazze che penso. Quelle che da ragazzo vedevo ballare all’alba con la pista quasi vuota, e me ne stavo lì fermo.
Al bar della stazione Dino ha preso un cornetto e io non ho preso niente. Lo scatto nella galleria si perderà tra altri sbagliati e poi verrà cancellato da un upload. Oppure non si perderà, lo svilupperò finto Polaroid per andare al sughero sul muro, il bel fantasma sfocato della gioia universale. Nel vetro dei cornetti c’era un insetto con diverse zampe. Ma a Dino non ho detto nulla.
Ezio Azzollini è nato a Bari nel 1983 ed è giornalista. Scrive di cultura e sport per Esquire, ha pubblicato racconti su LiberAria, Tapirulan, Efemera, Cedromag, SuperTrampsClub. È stato finalista del Premio Calvino nella call di racconti del 2020. Lavora al suo primo romanzo.