Un racconto di Andrea Consonni
Numero di battute: 2477
In cinque e minuti e quarantasei quante sigarette posso fumare? Quanti baci posso darti? Quante tartine con maionese, prosciutto crudo e gamberetti posso preparare? Cinque minuti e quarantasei.
Facevi partire la canzone e cominciavi a tempestarmi di domande. Alle cave di granito. Per telefono. Sul treno. Tornando da scuola. Con le cuffie. Con lo stereo acceso. Io chiudevo gli occhi e mi muovevo come se fossi Billy Corgan. A piedi nudi sulla moquette studiando il modo per portarti via da quel paesino del cazzo. Centomila sacchetti di patatine ci stanno nella tua stanza e se poi svuotiamo la stanza li ritroviamo tutti i tuoi libri? Te le sentivo gridare dal piano di sopra le domande.
Mi scrivevi lettere di dieci pagine con elenchi di cose che avremmo dovuto fare a tutti i costi prima di morire: andare a Londra, intervistare Isaac Asimov, scrivere la sceneggiatura per una telenovela ambientata nel nostro palazzo, addomesticare un pipistrello, aprire una colonia di ricci, incendiare la fabbrica dove lavoravano le nostre madri.
«Te le sentivo gridare dal piano di sopra le domande.»
Mi facevi trovare nello zaino test psicologici con domande a cui venivano assegnati un certo tipo di punteggi. Dovevo consegnarti le risposte il giorno stesso e tu mi avresti fatto trovare nella cassetta della posta il mio profilo.
Dal tuo balcone facevi penzolare un filo di lana con attaccata la cassetta di Siamese Dream e un biglietto con scritto che mi avresti amato per sempre.
Poi sei sparita.
Una notte la tua famiglia ha preso le sue cose, le ha caricate sul Ducato di tuo padre e addio. Sono passati trent’anni da allora. Quest’anno compiamo quarantacinque anni. Io il 6 giugno e tu il 12 agosto. Ho la faccia gonfia e non riesco a smettere di bere ma trascorro ancora giorni interi ad ascoltare quell’album e a rispondere ai test che mi spedisci per posta.
Prima domanda di quest’anno: se ti trovassi di fronte a mio fratello cosa faresti? a) lo uccideresti; b) gli spalmeresti il culo di salsa guacamole e lo abbandoneresti nudo in un campo vicino alla statale; c) gli parleresti del riccio che si chiamava Isacco.
Quarantaquattresima domanda: tema libero.
Compilo tutto.
L’indirizzo della tua casella postale cambia ogni anno.
L’ultima domanda che mi rivolgesti prima di sparire fu: secondo te quanto ci mettiamo a cavallo per raggiungere Venezia? Io, te e due puledri. Un giorno saprai rispondermi.
Poi sì, ti ho risposto, l’anno scorso, e la pistola per rapinare una banca l’ho comprata.
Non l’ho mai usata.
In attesa del tuo ritorno.
Andrea Consonni (1979) lavora come addetto alle pulizie e preparazione popcorn in un cinema multisala di Lugano.