Un racconto di Ivan Campedelli
Numero di battute: 2355
La sua mano saliva sulla pancia di Marta e sotto la pelle tesa sentiva il calore di una casa accogliente. Avevano appena fatto l’amore. Sdraiati sul tappeto, si stringevano e respiravano con un lieve affanno. Luca pensò che quella sensazione di quiete non fosse immobilità, era piuttosto il frutto di un equilibrio di forze: spinte attrattive che li avevano portati verso quel momento e impulsi più difficili da vedere, che avevano lavorato all’opposto per trascinarli lontano.
Poco tempo prima, quello stato di quiete fu sul punto di infrangersi. Accadde a settembre, quando Marta glielo disse. Parlarono a lungo seduti sul tappeto e lui si sentì felice. Si abbracciarono e lei pianse, stringendosi alla sua spalla. Poi si alzò. È tardi, gli disse sorridendo. Luca sbloccò lo schermo del cellulare per guardare l’ora. Meglio andare a dormire, domani ci alziamo presto entrambi. Eppure, una vertigine lo trattenne a terra. Vai pure a sistemarti, le disse, io ti raggiungo a letto.
«Meglio andare
a dormire, domani ci alziamo presto entrambi.»
Il pomeriggio seguente Marta lavorava fino a tardi. Luca, invece, uscito dall’ufficio trovò il tempo di andare in palestra. Cercò di sfiancarsi con delle serie piuttosto serrate, ma non riuscì nemmeno ad affievolire la fissità dei pensieri, che dalla sera prima occupavano tutta la sua concentrazione – anche al lavoro, gli era sembrato di girare a vuoto, senza concludere nulla.
Quando tornò a casa, si spogliò e restò a lungo a fissare l’interno dell’armadio. I suoi vestiti, le sue cose, tutto disordinato. No, non si sentiva pronto. Prese magliette, pantaloni, camicie. Impilò tutto sul letto. Poi fece un mucchio con calzini e mutande. Guardava le sagome informi dei vestiti puliti. Era successo per sbaglio, in fondo. Non lo avevano programmato. Alcune coppie di amici ci avevano provato per mesi, avevano atteso, si erano sentiti pronti. Così avevano raccontato. Stava riempiendo il borsone che usava per andare in palestra, quando squillò il telefono.
Sto tornando, gli comunicò la voce di Marta con un certo distacco, abbiamo chiuso prima. Che ne dici se prendo due pizze? Luca rispose che non vedeva l’ora di vederla. Ed era vero. Marta sarebbe stata una madre straordinaria, lui un buon padre. Terminò di riempire il borsone e lo nascose sotto il letto. Strinse il cellulare, da cui aveva appena ascoltato la voce di Marta. E di nuovo sentì l’equilibrio della quiete.
Ivan Campedelli è nato a Verona nel 1988, dove si è laureato in Filologia moderna. Insegna in una scuola tra le montagne della Lessinia. Ama la natura e ha percorso a piedi alcuni sentieri escursionistici di lunga percorrenza, come il sentiero europeo E5 e parte dello sterminato Pacific Crest Trail. Negli anni alcuni suoi racconti sono apparsi sul web e su riviste, come Nazione indiana e Writers Magazine Italia.