Pastrengo Agenzia Letteraria

racconto gallucci simonetta

la picondría

Un racconto di Simonetta Gallucci
Numero di battute: 2458

«La controra è fatta per inseguire pensieri senza costrutto e abbandonarsi ad amare considerazioni sul senso di questa nostra esistenza che, immancabilmente, ci sfugge.»

Direbbe così Tonino, se solo avesse fatto le scuole fattizze. Invece ha soltanto la terza elementare; e quindi, se un passante dovesse chiedergli: «Che hai?», lui risponderebbe: «La picondría».

Emozione difficile da spiegare, tutta compresa nella posa: Tonino siede davanti all’uscio di casa, con le mani sulle cosce, le palpebre socchiuse e lo sguardo alla piazza.

Sembra quasi stia per addormentarsi; desidererebbe un sonno ristoratore, e invece: «Macché» ha detto sbuffando poco fa, quando si è steso sul letto matrimoniale, troppo grande da quando Michelina se n’è andata. Lei non l’avrebbe mai lasciato da solo a contare i giorni e gli anni; «quella fetente me l’ha portata via di notte.»

«Quella fetente
me l’ha portata via di notte.»

Sua moglie è morta da un mese, e Tonino ancora non si capacita di non averla protetta abbastanza. Quella mattina, svegliandosi percorso da un brivido di freddo, aveva allungato la mano, scoprendo che il gelo proveniva dal corpo rigido di lei. Le si era fatto vicino, aveva provato a prenderla tra le braccia per scaldarla, ma niente: era morta morta. Si era abbandonato al pianto, che aveva bagnato la camicia da notte di cotone grezzo della moglie.

Dal giorno dopo il funerale, Tonino non è riuscito più a dormire. «Se viene a prendermi nel sonno, non se ne accorge nessuno» si dice. Così ha preso ad aspettare la morte davanti casa. Guarda la piazza, deserta e abbacinata dal sole. Spinge lo sguardo in avanti, verso il vicolo che immette nel centro storico: una settimana fa, proprio in quella strada, la fetente è andata a prendersi Peppino.

Spera soltanto di riconoscerla, quando arriverà. La cataratta ormai gli ha accorciato l’orizzonte, e Tonino fatica: cose e persone sono diventate per lui soltanto ombre che fluttuano in un paesaggio indistinto. Gli altri sensi, però, per compensazione si sono affinati. «La riconoscerò dall’odore» si dice, «o dal rumore dei passi» ma nulla sembra disturbare l’immobilità della controra.

Quando i primi paesani cominciano a radunarsi nell’unico bar della piazza, Tonino si rialza a fatica per raggiungerli. «E nemmeno oggi è venuta, la fetente» dice al gatto randagio che da qualche giorno ha accolto in casa e che ora lo osserva dietro il vetro della portafinestra. «Non sono una fetente» miagola questo. «Vai a salutare gli amici. Ti aspetto qui.»

simonetta gallucci

Simonetta Gallucci (1984), pugliese trapiantata a Milano, sognatrice indefessa, lavora su Excel ma sogna di poter usare soltanto Word. Ha imparato a scrivere a quattro anni e da allora non ha più smesso. Collezionista di corsi di scrittura; l'ultimo frequentato è il percorso annuale Belleville. Ha collaborato in qualità di redattrice con Recencinema e Whipart.