Un racconto di Veronica Galletta
Numero di battute: 2459
Nella nuova casa è tutto rosso e nuovo. Rosse le piastrelle per terra, rossi i divani nuovi. Rossi i cubi componibili che sua madre compra da un catalogo. Rossi i bagliori della raffineria che si scorgono dal balcone esposto a ovest. Nella nuova casa tutti sembrano nuovi. La madre mette in piedi una rigida routine di pulizie quotidiane, cucina, si dedica alle piante. Elena la segue volentieri. Impara i nomi delle piante, i giorni in cui innaffiare, chi deve stare lontana dal sole chi no.
La nuova casa ha molte stanze. Una camera per i suoi fratelli, il bagno di servizio, il doppio salone, due balconi e anche lo sgabuzzino. E poi c’è lo studio, ma nello studio non si può entrare. Dentro allo studio suo padre fa le ripetizioni. Da dietro la porta Elena lo ascolta spiegare. La filosofia, il latino, le versioni. Capta le risate dei ragazzi, la voce di trinciato del padre. Per gli altri, ma non per lei. In meno di un anno la madre è tornata al buio della sua camera, ed Elena non ha altro da fare se non restarsene dietro quella porta, in attesa, il sedere poggiato sulle piastrelle mattone di quelle case tutte uguali.
Centoventi appartamenti più o meno ampi divisi in cinque scale di un palazzo di sei piani, con l’alloggio per il custode, l’androne con l’eco e le lapidi di citofoni. Piano piano, quasi senza rendersi conto, Elena sposta la sua attesa fuori di casa. La porta in giro, sulla strada per la scuola, in classe, su e giù per gli autobus che prende per fuggire alla periferia, anche se di un pavimento sente sempre il bisogno.
«Nella
nuova casa
è tutto rosso
e nuovo.»
È il marmo screziato dell’androne del palazzo, piume di un pavone razionalista con gli occhi della coda che si inseguono lungo le molteplici vie di fuga. Elena carezza le piume con gli occhi, ne ama e detesta il nitore lucido, ogni giorno, per tutti gli anni che rimane seduta davanti all’ingresso della sua scala, ad osservare la gente passare.
È solo grazie a Max, il grosso pointer che impone in casa in un giorno di gennaio, che il pavone prende vita. La bestia corre su e giù senza pudore, scivola per metri nel tentativo scomposto di tenere a sé le quattro zampe, mentre il custode la insegue, Ho lavato, esci subito! urla, ma il cane terrorizzato scivola ancora, e piscia, mentre le urla si fanno più alte, si sovrappongono alle risate di Elena, in nuove onde mai sentite. Quando la famiglia decide finalmente di cambiare casa, il momento di andar via è chiazzato da pozze di urina di geometria scomposta.
Veronica Galletta (1971) è nata a Siracusa e vive a Livorno. Ha pubblicato racconti per Colla, Abbiamo le prove, L’inquieto, A4, il Corriere della Sera. Nel 2015 è stata finalista al Premio Calvino.