Pastrengo Agenzia Letteraria

dioguardi andrea

per una fetta di torta

Un racconto di Andrea Dioguardi
Numero di battute: 2464

Arrivano all’ultimo piano con l’affanno perché, anche se zoppica, Lisa non prenderebbe mai l’ascensore. Nino si è offerto di portare la torta, ma Lisa non l’ha degnato di una risposta. Mentre salivano, Nino è rimasto indietro, pronto a sorreggere Lisa se la mano le fosse scivolata sulla balaustra. Ora aspetta schiacciato contro la parete, come per non essere d’intralcio.

Lisa esita davanti al battente a forma di leone. Quando si decide a bussare, il pianoforte che li ha accompagnati dall’ultima rampa si ferma. Nino tira su col naso e Lisa lo fulmina con lo sguardo.

«Sì?» dice una voce.
«Ho portato una torta.»
«Chi parla?»
Lisa fa un passo indietro. «Signora Ada, sono io.» Si alza sulle punte e solleva la scatola, riciclata da una pasticceria. «Ho portato una torta.»
Il leone soppesa Lisa per qualche istante.
«Speravo potesse… magari… rimediare al danno.»

«Speravo potesse… magari… rimediare al danno.»

«Che torta?»
Lisa si tocca d’istinto la gamba storpia. «Una torta di mele, la preferita della signora Vittoria…»
«Quale ricetta?» Un’altra voce.
«La solita, signora Vittoria, la sua preferita…»
«Gli ingredienti, per cortesia.»
«Le mele, le renette buone, le ho prese al mercato…»
«Ci descriva come l’ha fatta.»

Lisa lancia un’occhiata a Nino. Lui però non conosce la ricetta: Lisa l’ha sbattuto fuori dalla cucina, la torta non l’ha neanche vista. Il silenzio dietro la porta la incalza. Lisa parla senza ingarbugliarsi troppo.

«... Allora ho messo 220 grammi di farina, la ricetta diceva 250 ma non ne avevo più…»
«220?» ripete la signora Ada.
«No» dice la signora Vittoria. «Così non va».
«Se solo la assaggiaste…»
«Signora Lisa» interviene un’altra voce. «Perché venire fin qui se non ha seguito la ricetta per filo e per segno?»
«Signora Celeste, la prego…»

Uno scatto annuncia la chiusura dello spioncino. Lisa insiste che potrebbero mangiarla in salotto, quando Celeste ha finito di esercitarsi al pianoforte, Vittoria di fare l’uncinetto e Ada di leggere le sue poesie, proprio come un tempo. Nessuna risposta.

Nino se le immagina guardare a turno dallo spioncino, in piedi su uno sgabello, per poi sparire con passo felpato nei meandri dell’appartamento.

«Posso avere una fetta?» chiede dopo un po’.
Lisa scrolla le spalle.
La torta, abbandonata a terra, si è attaccata al coperchio. Nino stacca un pezzo con le mani.
«È buona» dice leccandosi le dita. «Se solo l’avessero provata…»

Lisa contempla prima il pasticcio che era la sua torta, poi Nino. «Mi fai schifo, lo sai?» E inizia a scendere zoppicando senza di lui.

bio dioguardi

Andrea Dioguardi è un abruzzese perduto a Colonia. Di mestiere traduce parole altrui, ma ogni tanto ne scrive anche di sue. Ha pubblicato un racconto su Fantasy Magazine.