Un racconto di Giorgia Bernardini
Numero di battute: 2453
A Gaia piace camminare attraverso Schöneberg in un sabato soleggiato all’inizio di marzo. C’è un angolo di Winterfeldtplatz che le ricorda Pisa e così si siede su una panchina e accende una sigaretta sfusa che si è portata in tasca per non fumare troppo. Già alle nove i bar ai bordi della piazza sono gremiti di uomini e donne che bevono cappuccino e mangiano insalata di avocado al sole, guardando la guglia della chiesa di S. Mattia con gli occhi strizzati e le labbra contratte in un sorriso sghembo.
Il telefono le vibra in mano: è un selfie di Mona e Julia che le ritrae sulla terrazza della casa che hanno preso in affitto a Bari. Mona è in canotta e la sua pelle sotto il sole le mostra l’esistenza di nuove sfumature di bianco. Vorrebbe essere lì con loro ma allo stesso tempo vorrebbe anche essere esattamente sulla panchina su cui siede. Fare pace con i luoghi è qualcosa che ha imparato solo dopo una lunga guerra con se stessa.
«Fare pace con i luoghi è qualcosa
che ha imparato
solo dopo
una lunga guerra
con se stessa.»
Scorre la lista delle chat di WhatsApp e manda un messaggio vocale a Martina: «Ho ripreso in mano un raccontino sui nostri pranzi a mensa ai tempi dell’università. Ricordi? Ci penso spesso» le dice, anche se ormai non più così spesso come faceva quattro, cinque anni prima.
I ricordi sono pieghe della mente in cui si nasconde come accade certe domeniche mattina, quando fa freddo e dopo aver gettato uno sguardo fuori dalla finestra si arrotola ancora più fittamente dentro il piumone.
Una signora corpulenta vende mazzolini di fiori che Gaia immagina essere stati recisi dal giardino della sua casa a Lichtenberg; piccoli steli fragili tenuti insieme con un elastico da ufficio.
In quel preciso istante, facendo un monologo a Martina, è come se nella sua vita non avesse mai sbagliato nulla. Pensa che Manuale per donne delle pulizie faccia sembrare la scrittura una cosa semplice e da un’altra foto che le arriva sul cellulare impara che la campagna a un’ora di treno da Cambridge in direzione nord-ovest è simile a un quadro di Rothko, ma con i toni del marrone e del verde.
Ripone il telefono in tasca anche se continua a vibrare e non sa se tirarlo fuori di nuovo e condividere il momento più bello della giornata con tutti loro, inumati dentro uno schermo, o se continuare a guardarsi intorno e raccogliere tanti piccoli istanti che resteranno solo suoi. Loro sono tutti da un’altra parte, e Gaia sente lo sforzo di tenerli al suo fianco, raccolti fra le dita che tremolano quando arriva un altro messaggio.
Giorgia Bernardini (1985) abita a Berlino. I suoi racconti sono stati pubblicati su Rivista Studio e Abbiamo le Prove. Ha partecipato all’ultima edizione di 8x8, un concorso letterario dove si sente la voce.