Un racconto di Mari Accardi
Numero di battute: 2500
Come si dice je t’aime?
Ti amo.
Sotto casa mia ci sono due gang rivali. In una i ragazzi – no femmine – portano il giubbotto di jeans, nell’altra i ragazzi – una sola femmina – portano la tuta. Il mio alunno, l’unico che ho, è in tuta, ma non sa che abito qui, che lo vedo.
In questa città che lui stesso ha definito “di vecchi e cani piccoli”, ecco dove sono concentrati i giovani. È la zona dei kebab eppure il loro quartier generale è un take-away giapponese. Stanno a mezzo metro di distanza gli uni dagli altri, bevono birra giapponese, si picchiano per scherzo con quelli del proprio gruppo, per davvero con gli altri. Fino a mezzanotte si sentono solo le voci poi, quando il take-away chiude, due componenti, uno per gang, saltano su macchine spuntate dal nulla e gareggiano da una punta all’altra del boulevard intervallato da dossi artificiali che creano una sorta di melodia.
«È la zona dei kebab eppure il loro quartier generale è un take-away giapponese.»
Il boulevard lungo tre chilometri collega il centro storico, minuscolo e bellissimo, al resto. Un resto fatto da residence che si distinguono solo dai nomi, a volte fantasiosi, come Genio della lampada, Vento d’estate, ma perlopiù di fiori. Ai residence si alternano parrucchieri, negozi di serrature e casseforti, di protesi, farmacie, servizi per gli anziani, supermercati, mobili buttati per trasloco, cacche di cani, zero parchi. La signora dell’agenzia ci ha abbindolato con la “vista mare” che si scorge tra il cemento, a ricordarci che siamo in Costa Azzurra. Diceva che era una via rumorosa ma che essendo al settimo piano saremmo stati isolati. Invece sembra di stare al pianterreno, potrei parlare con le gang senza bisogno di gridare.
Il mio alunno, preso fuori contesto, è innocuo, timido addirittura. Vuole imparare l’italiano perché si è innamorato di una ragazza di Venezia. Con me, pur indossando la tuta, parla a voce bassa, chiede scusa.
Quando ho tirato la prima secchiata d’acqua mi sono coperta il viso con un passamontagna, per non farmi riconoscere. Ho colpito la gang in jeans, gli altri ridevano. Allora poi la secchiata l’ho tirata a quelli in tuta, gli altri ridevano, e queste risate reciproche sono finite in rissa, mettendo in secondo piano il mio gesto. Lucien dice che è più semplice comprarci i tappi per le orecchie ma non è questo il punto. Nascosta, camuffata, tiro secchi d’acqua in piena notte. Protesto contro la bruttezza. So che presto me le troverò dietro la porta, le due gang insieme, per una volta alleate.
Insegnami una frase romantica.
Sogni d’oro.
Mari Accardi è nata a Palermo e vive in Francia. Ha pubblicato Il posto più strano dove mi sono innamorata (Terre di Mezzo, 2013), finalista al premio Settembrini. È tra le scrittrici dell'antologia Quello che hai amato (Utet, 2015), e ha scritto per Granta, Watt, Colla, Effe, Toilet, Doppiozero.