Un racconto di Giacomo Proia
Numero di battute: 2470
Sei anni in prima linea.
72 mesi di combattimento.
2.190 giorni di resistenza al freddo dei climatizzatori e al caldo dei termosifoni.
52.560 ore di duelli con persone che non conoscevo, delle quali non mi importava nulla e alle quali non interessavo.
Ogni mattina il frastuono della produttività mi strappava dalle calde braccia del sonno, mi sbatteva fuori dalla porta e mi ammassava su carri pieni di bestie ben vestite che avanzavano operose ad affrontare il giorno. La sera mi rifugiavo nel tepore di una casa provvisoria, saziato a malapena da pasti frettolosi.
Poi ho iniziato a combattere. Fronteggiavo la mia alienazione frequentando persone di spessore a giorni alterni: tennis il lunedì, cinema il mercoledì, pizza il venerdì, teatro il sabato, museo la domenica. Poi le cene, quante cene! Incontri sotto le stelle del jazz che si trasformavano in gare di dibattito a colpi di serie tv e cultura, ma soprattutto serie tv.
Quando ho preso un giorno di malattia per finire una serie in tempo per la cena in programma la sera stessa, ho capito che era finita. Ho fatto i bagagli e ho preso congedo.
«Poi ho iniziato
a combattere.»
Ora dirigo un centro di riabilitazione psicologica per reduci. Facciamo due incontri settimanali. Si sta bene insieme, condividiamo i nostri racconti del fronte, c’è modo di riflettere e anche di divertirsi. I ragazzi sono appena tornati e hanno ancora molti problemi da risolvere, ma sono sulla via del recupero.
Filippo, 28 anni, ex-copywriter junior, riesce a addormentarsi solo lasciando in sottofondo una registrazione sonora di dieci ore del traffico di Manhattan che ha trovato su YouTube. Massimo, 35 anni, avvocato penalista, si sveglia in piena notte esclamando: «Cosa danno al cine oggi?»; è stata sua moglie che si è rivolta a me per un aiuto. Lucia, 31 anni, segretaria di uno studio dentistico, è venuta a trovarci dopo che, con la macchina in panne in piena notte, ha cercato un’auto in car sharing in piena campagna: la più vicina era a 121 chilometri, circa venti ore di cammino. Ugo, 43 anni, ex-dirigente di azienda, ha aspettato per una settimana il tram seduto su una panchina nella piazza quasi deserta del paese.
Sono casi difficili e la via del recupero è tortuosa: lo so bene io, che non sono ancora completamente guarito. Confesso che ogni tanto non resisto e segretamente torno in città. Andata e ritorno in giornata. Troppa è la voglia di camminare in mezzo a una miriade di sconosciuti, grande è il sollievo nel non dover salutare nessuno.
Giacomo Proia è nato a L’Aquila la notte di Halloween del 1986. Musicista e scrittore. Un suo racconto di cento parole è stato pubblicato su La Repubblica nel 2017. Scrive di musica e cultura per le riviste Il Cartello e The Trip Magazine. Ha prodotto e pubblicato due album come cantautore chiamati entrambi proia. La sua raccolta di racconti Ordinari Imprevisti sarà pubblicata a breve da Bookabook.