Un racconto di Sara Maria Serafini
Numero di battute: 2287
Alla fine, non capisco cosa diavolo ci manchi. Laila si lamenta sempre. Quando torniamo, la sera, svuota e conta gli spicci dentro al barattolo di latta che tiene nascosto tra il materasso e la rete. Come se quei fottutissimi soldi fossero miracolosamente aumentati durante la nostra assenza.
«Dài, vieni qui.»
Do un colpetto col palmo sul materasso. Lei si gira solo un attimo, sta annotando la cifra nuova su un pezzettino di carta a quadretti. Ogni sera cancella con una linea il rigo di sopra, scrive data e cifra, poi lo ripiega in quattro parti e chiude il biglietto assieme agli spicci nel barattolo. Si avvicina solo perché vuole rimetterlo al sicuro. Mi dà una spinta sul fianco, per farmi rotolare contro la parete e poter sollevare il nostro materasso inesistente.
«Che nascondiglio, Dio Santo.»
«Ma chi vuoi che lo trovi, l’invisibile signora delle pulizie?»
«Dài, vieni qui.»
Alla fine cede sempre.
Guardo il suo profilo sdraiato accanto al mio. La sua bocca grande le occupa mezza faccia. Certe volte mi fa paura. Sembra capace di divorarmi.
«Sembra capace
di divorarmi.»
Abbiamo attaccato delle lucine colorate lungo quasi tutto il perimetro della stanza. Quelle intermittenti che si attorcigliano attorno agli alberi di Natale. La stanza aveva solo la plafoniera al soffitto e zero lampade. Ma dico io, può esistere una pensione più stronza di una che ha le stanze senza lampade? Comunque. La Signora Liz e suo marito senza nome sono stati così gentili da rimediarci le lucette. Laila mi ripete sempre che devo essere “più gentile”, così adesso infilo questa parola un po’ ovunque per farle piacere.
Il Knuckleheads ci canta una ninna nanna ipnotica dal basso. Le note stridule di qualche chitarra si mischiano alle zaffate calde dell’aria umida di fine giornata. So che se mi affaccio alla finestra vedrò il calore risalire dall’asfalto, come l’alito di un fantasma.
«Mi tocchi?»
Le lucette fanno cambiare colore alla sua faccia. Continuamente. Quando la vedo diventare verde mi dice di no, che non le va.
Mi giro dall’altra parte, anche se nel patto del letto c’è che non si dorme di pancia e non si dorme di schiena, da sempre. Si dorme solo a cucchiaio o fiato contro fiato. Allora anche Laila si gira contro di me e mi abbraccia da dietro. Io sorrido un poco, senza farmi vedere. Non vince sempre lei.
Sara Maria Serafini nasce a Milano nel 1984. Laureata in Ingegneria e dottore di ricerca in Urbanistica presso l’università della Calabria, svolge la libera professione. Ha vinto alcuni concorsi di scrittura, due dei quali promossi dalla Scuola Holden. Ha pubblicato le raccolte di racconti Solfeggio in abbandono (Arpeggio Libero, 2014) e Ingoia la notte (Arpeggio Libero, 2015). Il suo primo romanzo, L’amore che devi, è in uscita per Feltrinelli nella collana digitale Zoom Filtri.