Un racconto di Hilary Tiscione
Numero di battute: 2500
Trema un’impalcatura, cade una vite. X la mangia.
X calpesta la stringa slacciata del suo scarpone, la sfila, ne fa una piccola palla e la mangia.
X attraversa Lehigh Avenue, cammina lungo il fiume Delaware, è a Fishtown, Philadelfia. Solleva un braccio fino a toccare i cavi elettrici che tagliano il cielo come un quadro svedese di tante forme e nessuna geometria. Afferra il cartello più alto di tutti, c’è scritto “Trolley Only”. Dopo due grandi morsi lo tiene spezzato dentro una pancia quadrangolare.
Prende una seggiola di legno da un tavolo vicino Konrad Square e la mangia. Raccoglie da terra un sacchetto e lo mangia. Entra in un bar, chiede un bicchiere, solo un bicchiere, e lo mangia.
X tiene un limone tagliato a metà nel taschino della giacca. Ne spruzza un po’ giù per la gola con la testa all’indietro e tutti i denti all’infuori, poi X ride e rinfila il limone nel taschino.
«X è un grosso uomo rosa di gomma pane.»
Se X ride forte, si muove tutto. L’erba si appiattisce, le biciclette senza catene volano via, certi cappellini di qualche signora sembrano aquiloni; certi aquiloni si dissolvono e qualche bambino piange.
Gli alberi, quelli no, non muovono una foglia.
X raccoglie i mozziconi delle sigarette nel palmo della mano, quando sono tanti apre la bocca e li butta giù senza masticarli.
Si china a bordo di una pozzanghera per sciacquarsi la bocca, si scrolla come farebbe un cane e riprende a camminare.
L’attesa al semaforo rosso gli fa venire fame. Si siede in terra e spacca l’asfalto con un tallone. I pezzi, li lancia in aria con la bocca spalancata, aspetta che scendano e li divora. X mangia un copertone e le gomme secche dei tergicristalli.
X è un grosso uomo rosa di gomma pane.
Entra in un supermercato e svuota una cassetta di mele. La mangia intera. Sopra una lavagnetta legge “offerta 0,99 al kg”, la mastica novantanove volte contandole una per una ad alta voce.
Ruba un palloncino dalla mano di una bimba, lo buca con un canino; ne assaggia solo un pezzo e lo lascia in terra con i colori più scuri, brumosi.
Per arrivare in ufficio sale una scala di tre gradini lunghi dieci minuti ciascuno, nel frattempo X mangia quello che trova: cadaveri di chewing-gum, bottiglie di plastica, lattine.
Nel giorno che X ha chiamato con il suo nome, si è accorto che nella sua stanza non c’è più nulla da mangiare. Neppure le prese elettriche. X scende dal letto, accarezza le foglie della sua pianta senza vaso. Torna seduto sul letto e pensa che a Fishtown c’è ancora tutto da bere.
Hilary Tiscione (1987) è nata a Genova e vive a Milano. Laureata in Lettere e Filosofia all’università Cattolica del Sacro Cuore. Scrive per il Magazine 8 e mezzo. Ha studiato presso la scuola di scrittura di Raul Montanari e si è diplomata al Master in Arti del racconto dell’università Iulm. Attualmente è stagista presso Bompiani. I suoi racconti sono apparsi su Nazione Indiana, Il Primo Amore, minima&moralia e Altri Animali.