Un racconto di Ivan Ruccione
Numero di battute: 2431
Torno a casa per pranzo e vorrei che andasse come sempre: sederci al tavolo della cucina e parlarne. Infine scopare e fingere che tutto sia sistemato.
Ieri sera ho litigato con Tina e ho detto «basta, è finita» e sono uscito di casa. È successo mille volte nell’ultimo anno ma questa è stata una litigata senza precedenti in termini di ferocia.
Non so cosa le passi per la testa e non so cosa passi a me. So solo che quando cerchiamo di mettere in ordine il nostro amore, ognuno deve stare attento a dove mette i piedi. Lo scopo della nostra relazione è diventato ripulire un campo minato senza far esplodere le mine.
«Hai litigato con la tua ragazza?»
Ieri sera ho litigato con Tina e per la prima volta in vita mia sono andato da una prostituta. Era bellissima e parlava con dolcezza. O forse non era così bella. Forse era solo dolce e a me bastava. Mentre lo facevamo ho pensato a Tina e allora mi sono staccato e mi sono messo a piangere.
«Scusa» le ho chiesto.
«Hai litigato con la tua ragazza?»
Ha preso un pacchetto di fazzoletti dalla borsetta. «Tieni» ha detto. «Siete tutti così.»
Dopo essermi soffiato il naso ho sfilato il preservativo e mi sono accorto che era rotto.
Entro in casa e appoggio le chiavi sul tavolino, controllo la posta che ha ritirato Tina. Cammino premurandomi di non calpestare piastrelle che nascondono mine.
Mi fermo davanti all’istantanea che ho scattato tempo fa. La bellezza di Tina in quel ritratto supera tutto quello che si può immaginare ed è l’ultima testimonianza della persona che conoscevo.
Mi affaccio alla porta del bagno e saluto Tina che sta asciugandosi i capelli.
Guardo fuori dalla finestra della cucina e penso al momento in cui parleremo.
Sento il ciabattare di Tina, che arriva avvolta in una coperta. Accende il fuoco sotto la pentola, succhiando il labbro inferiore tra i denti. La coperta si apre lungo il ventre e le cosce, dal seno alle ginocchia, lascia vedere la pelle nuda e bianca, e osservo tutto con grande distacco. Chiudo gli occhi e appoggio la fronte al vetro della finestra. Quando li riapro mi sembra di scorgere il vestito di una donna in lontananza, ma è un sacchetto di plastica che corre lungo il marciapiede e si impiglia nella recinzione della casa di fronte.
«Da dove iniziamo?» mi chiede.
Le dico di abbracciarmi. Mi avvolge all’interno della coperta. Mi stringe forte e credo sia sincera. Respiro i suoi capelli, che profumano di camelia. Poi Tina si stacca e torniamo a essere due estranei.
Ivan Ruccione (1986) è nato e cresciuto a Vigevano. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su Nazione Indiana, Grafemi, Altri Animali, Poetarum Silva. Il suo romanzo d’esordio è A fuoco vivo (Miraggi edizioni 2017). Fa il cuoco di professione. Nel tempo libero legge racconti e li scrive – il romanzo è stato per sbaglio.