Un racconto di Gabriele Galloni
Numero di battute: 2199
La crisi iniziò quando una mattina la donna vide suo marito lavarsi i denti con più accanimento del solito. Pensò che dietro quell’accanimento ci fosse qualcosa di sbagliato.
Giunse alla conclusione che quell’accanimento era un segnale dell’Abisso; uno dei tanti modi che l’Abisso poteva scegliere per annunciarsi. Lo disse al marito. Il marito non capì. La donna notò del sangue nel lavandino.
Disse: «Ti fai sanguinare le gengive di tua spontanea volontà. C’è qualcosa che devi dirmi». Il marito continuava a non capire e riprese a lavarsi i denti.
La donna se ne andò in camera da letto. Per tutto il giorno si rifiutò di uscire. Pensò che suo marito volesse, attraverso quell’accanimento prima e attraverso il sangue poi, comunicarle qualcosa della massima urgenza.
Da ragazzina le avevano insegnato che l’Abisso era un cielo tappezzato di fotografie senza significato. Suo marito era un appassionato di fotografia. Fece due più due. Suo marito doveva essere senza dubbio un messaggero dell’Abisso.
«Suo marito doveva essere senza dubbio
un messaggero dell’Abisso.»
A sera, quando uscì dalla camera da letto, andò dai vicini e chiese loro se sapessero qualcosa a proposito dell’Abisso e dei suoi messaggeri.
I vicini dissero che l’Abisso non aveva più bisogno di messaggeri, essendosi autodichiarato estinto e non manifestando la sua presenza da innumerevoli lune. Però, se proprio era così preoccupata, poteva andare al CIA (Centro Informazioni Abisso) e domandare lì.
Al CIA le dissero che l’Abisso aveva una volta avuto molti messaggeri e che tutti i messaggeri erano fotografi, sì, ma ormai erano anni che l’attività dell’Abisso era cessata. La donna tornò a casa. Suo marito, per questioni di lavoro, non sarebbe tornato prima di due o tre giorni.
La donna invitò a cena un’amica di lunga data e dopo che ebbero mangiato le raccontò i suoi sospetti sul marito. L’amica di lunga data le consigliò di accendere un falò purificatore. Aspettarono le tre del mattino.
Salirono sulla terrazza e diedero fuoco al coniglio della donna. Il coniglio, bruciando, correva di qua e di là. L’amica della donna disse che così, al buio, sembrava una stella cadente che avesse smarrita la via. La donna fu d’accordo.
Rimasero a fissare la carcassa bruciata dell’animale fino all’alba.
Gabriele Galloni è nato nel 1995 a Roma, dove vive. Le sue raccolte di versi sono: Slittamenti (Alter Ego-Augh! Edizioni 2017, nota introduttiva di Antonio Veneziani), In che luce cadranno (Rplibri 2018).