Un racconto di Giulio Armeni
Numero di battute: 2487
«Be’? Non vuoi più il tiramisù?»
«No, è che ho paura che se ordiniamo un tiramisù e due cucchiaini ci scambiano per froci.»
«Allora è deciso. SCUSI…!»
«Shhh! Dài, su, lascia sta’…»
«Marie’, a parte che si vede che sei mio figlio. E poi, pure se fosse, tu devi imparare a far valere i tuoi diritti. Specie con gente come questa, che è mille volte peggio di te. E dammi ’sta mano! LA MANO! Ché ti sto spiegando una cosa importante…»
«Pa’, ho capito che sono tuo figlio, ma non c’ho otto anni.»
«Scusa, Marie’, lo sai che… l’ultima volta che ci siamo visti potevo ancora prendertela senza sembrà... scusa. Mo’ però ascolta. Sai perché t’ho portato qua?»
«Per offrirmi venti euro di cocktail?»
«Secondo te… quanta de ’sta gente, qua dentro, ha pippato? Almeno ’na volta.»
«Ma che ne so…»
«Spara.»
«Due su dieci.»
«Davvero così poco?»
«Pa’, perché fai tu la morale a loro? Sei tu che sei uscito di galera.»
«Perché io conosco ’sta gente! E non voglio che fai gli stessi errori miei.»
«Non eri un po’ troppo fluido
con lui?»
«Che c’ha c’sta gente? È gente normale, che si diverte.»
«Per cominciare, sono tutti razzisti.»
«Ah sì? Guarda il bangla col grembiule all’entrata.»
«Si dice bengalese, Mario.»
«Va bene, guardalo. Guarda come gli danno tutti il cinque, appena arrivano e quando se ne vanno. In un altro quartiere di Roma farebbero così?»
«Lo salutano per una questione di fluidità.»
«Di che?»
«Lo salutano perché a Roma Nord la cosa più importante è essere fluidi. Spigliati, co’ la battuta pronta. In realtà lo trattano peggio d’un barbone.»
«Mamma ha detto che tu ai barboni gli andavi a menare.»
«C’era n’idea dietro, Marie’. Ma poi il carcere te le cambia, le idee. C’hai tempo di leggere, d’informarti. Papà tuo s’è evoluto. SCUSI! Scusi, può portarci un tiramisù e due cucchiaini? Grazie.»
«Non eri un po’ troppo fluido con lui?»
«Gli ho dato del lei, Mario. Non si dà del tu a una persona solo per il colore della pelle.»
«Che palle, lo sapevo.»
«Che è?»
«Il bangla. In cucina. Ci ha indicato e s’è dato di gomito con l’altro.»
«Scusami un attimo.»
«Papà, no! Ferm…! Papà!»
***
«Ah, grazie! Ora, Marie’: lo sai come si divide equamente un tiramisù?»
«Perché devi fare ’ste scenate coi poracci?»
«Non è un poraccio, Mario. So’ andato lì a parlargli da uomo a uomo. Prendi il cucchiaino. Ora. Tu tagli le due porzioni, e io decido quale prendere. Così si fa, quando si divide qualcosa.»
«E mo’ che lo licenziano che hai risolto?»
«Ho risolto che c’è un razzista in meno a Roma Nord. L’omofobia è il vero razzismo. Ora taglia. Tu tagli, io decido. Ricorda.»
Giulio Armeni (1994) è per un terzo romano, un terzo napoletano e un terzo pugliese. Ha vinto il premio Bellonci ed è arrivato due volte in semifinale al Campiello Giovani. Nel 2016 si è laureato in Filosofia. Attualmente collabora con le riviste YAWP e Flanerì, ed è founder delle pagine Facebook e Instagram Storia d’aa filosofia coatta.