Un racconto di Sofia Pirandello
Numero di battute: 2472
Un giorno Mario Lopez si svegliò che non sapeva più parlare, tanto meno leggere. Né il francese, la sua lingua madre, né l’italiano, che aveva imparato a scuola, o lo spagnolo, la lingua della sua famiglia. Niente, ogni lettera, ogni parola di ogni lingua, quale che fosse, non aveva più alcun significato per lui.
Andò così: alzatosi dal letto, puntuale come sempre, fece qualche esercizio di ginnastica per tenersi in forma, una sobria colazione e i soliti gargarismi. Si sbarbò con cura e si lasciò andare in poltrona, prima di andare al lavoro si concedeva qualche minuto di relax leggendo il giornale. Ma, al contrario di quanto avveniva ogni giorno, stavolta si sentì attaccato da un’orda di simboli sconosciuti, un esercito di inchiostro che gridava ordini incomprensibili, uno strano gregge di pecore dalle forme curiose. Semplicemente, non ci capiva niente. Spaventato, chiuse il giornale di colpo. Fece sbattere le palpebre un paio di volte e di nuovo aprì il giornale. Un disastro completo. Si alzò di corsa e andò spedito verso la libreria dove scelse un libro a caso.
Sudava freddo, mentre faceva scorrere la copertina tra le dita e poi, lentamente, lentissimamente, le prime pagine. Terrorizzato, lasciò cadere il libro a terra. Gli venne da urlare, magari di chiamare aiuto, ma niente, dalla bocca gli uscì solo un rantolo di disperazione che non significava nulla.
«Li divorò tutti, pagina dopo pagina.»
Tentò ancora e ancora, ma senza risultati. Non gli riuscì di andare a lavoro, arrivò all’ora di pranzo esausto, distrutto, vinto. Apparecchiò la tavola, impilò vicino al piatto tre dizionari, uno di francese, uno di italiano, uno di spagnolo, si legò un tovagliolo al collo e, il coltello in una mano la forchetta nell’altra, cominciò. Li divorò tutti, pagina dopo pagina, perché da “abaco” a “zuzzurellone” non gli sfuggisse più niente.
Prima di crollare a terra, pieno come un uovo o come dopo il pranzo di Natale, Mario Lopez fece giusto in tempo a raggiungere il telefono e a pigiare il tasto di chiamata rapida. Chiamò, non sapeva chi. Cominciò a biascicare e svenne. Chiunque fosse riuscito a chiamare si preoccupò, si preoccupò moltissimo, e chiamò a sua volta un’ambulanza perché lo portasse all’ospedale più vicino. Così Mario Lopez si svegliò, fra atroci dolori, su una branda malmessa del pronto soccorso. Soffriva, ah se soffriva, ma non aveva parole per dirlo né per spiegare. Prima che riuscisse a ricordare come si fa anche solo a dire “a”, un’indigestione di parole se lo portò.
Sofia Pirandello (1993), nata e cresciuta a Roma, vive a Torino. Ha studiato Filosofia
e ha collaborato con il Corriere della sera alla collana Grandangolo. Con il suo romanzo d’esordio Candido suicida (Round Robin Editrice) ha vinto il bando SIAE Sillumina per l’opera prima.