Un racconto di Luca Giommoni
Numero di battute: 2429
Appena scorgo Abel al binario, mi nascondo subito dietro a una ragazza, che, diffidente, si allontana. Abel non ci mette molto a notarmi così come io a realizzare che dovrò condividere il viaggio con le sue esagerazioni dette soltanto per riempire pensieri andati persi tra postumi di sabati in provincia.
Abel sistema la custodia con la chitarra e io, da una carrozza di seconda classe, ascolto, anche oggi, il treno riportarmi a casa dopo aver guadagnato il denaro necessario per continuare a lavorare.
Abel sfoglia uno spartito musicale e borbotta una melodia. Mi dice che oggi è la sua ultima lezione. Io mi immagino il sorriso di Virginia Woolf mentre si lascia affogare e dissimulo una certa curiosità.
Abel mi annuncia il suo imminente trasferimento a Berlino per ricongiungersi con la fidanzata già là da settimane. Provo a riprendermi dallo stupore ma già so che, da ora in poi, a ogni aereo che mi volerà sopra la testa, non potrò fare a meno di pensarlo, lì dentro, in viaggio verso possibili lieti fine, a guardare dal finestrino i miei trent’anni spesi a preoccuparmi di disturbare le opportunità.
Mi mostro scettico per capire se fa sul serio e Abel, con un’alzata di spalle, mi cita il Buddha, dicendomi che ci sono solo due errori nella strada per la verità: non andare fino in fondo e non partire.
«Poi mi lascia
con la mia invidia.»
Prima di scendere, mi saluta come si saluta chi resta indietro, invitandomi a farmi vivo se mai mi trovassi a Berlino. Poi mi lascia con la mia invidia, non più solo per la sua dote di leggere la musica ma anche per la sua risolutezza nel decidere di andarsene.
La sera stessa, decido di redigere una lista di chi ce l’ha fatta e chi no, sperando di farmi stimolare dal potere esplicativo degli sconfitti. E la mattina dopo, tenendomi bene a mente il morire rassegnato, da ispettore doganale, di Melville, riesco a cambiare marca di tabacco, consapevole che una grande impresa inizia con un gesto.
Ci metto del tempo, ma sono quasi a un passo dal guardare le rotaie come un lunghissimo e imprevedibile addio, quando, qualche nuca più in là, vedo Abel aspettare il mio stesso treno.
Berlino è rimandata, dice. Prima deve andare fino in fondo a certe faccende. Oggi, per esempio, deve farsi cento chilometri, andata e ritorno, per riportare, e cambiare, un accendino non funzionante comprato il giorno prima.
Gli chiedo se ha impegni per la sera dopo: vorrei tanto invitarlo a cena.
Abel non va da nessuna parte. Abel rimane.
Luca Giommoni (1985) vive a Firenze e lavora ad Arezzo come insegnante di italiano agli stranieri. Suoi racconti sono stati pubblicati sulle riviste Effe, Narrandom, Spazinclusi, l’Irrequieto, Grado zero, La nuova carne, l’Indiscreto, A Few Words, StreetBook Magazine, Locomotiv. Un suo racconto ha fatto parte della rubrica del Corriere Fiorentino Toscana d’autore, curata da Vanni Santoni. Finalista alla prima edizione del concorso Petrarca.fiv.