Un racconto di Sonia Di Palma
Numero di battute: 2492
Quando lei gli disse che il loro cane ultimamente le ringhiava contro, che per questo motivo aveva preso a chiamarlo la bestia, lui ribatté che avrebbe dovuto rispettarlo di più a cominciare dal nome, e che forse era soltanto geloso del bambino nato da poco.
Lei, la mattina seguente, prese dalla culla il bambino che piangeva e con le lenzuola da lavare sotto al braccio si diresse giù in cantina, dove trovò la bestia, che appena li vide rizzò il pelo e mostrò i denti, come se li stesse aspettando. Maledisse se stessa per la leggerezza con cui la sera prima aveva affrontato la questione, perché si sentiva ostaggio in casa sua: era evidente che la bestia non la perdeva d’occhio un istante, e sembrava anticipare le sue mosse.
Non sapendo che fare, raggelata, pian piano fece le scale a ritroso, reggendosi alla ringhiera con una mano e sorreggendo il figlio con l’altra. Una volta arrivata in cima cercò di chiudere la porta per potersi mettere al sicuro, ma la bestia in tre balzi la assalì. Cadde a terra e sbatté la testa, mentre la bestia schiumando bava tirò via il bambino in lacrime da sopra il corpo di lei. Lo trascinò nella sua cuccia, dopodiché tornò dalla donna intontita, le ringhiò contro e affondò i denti nel suo polpaccio.
«La bestia
non la perdeva d’occhio
un istante.»
Il marito, rincasato in quel momento, vedendo la scena si scagliò contro l’animale, e gli ruppe in testa un pesante soprammobile. Poi chiamò i soccorsi, e a quel punto non poté che prendere atto della minaccia. Ricordò quando lo aveva preso con sé, terzo di una cucciolata di sette, di cui il proprietario voleva sbarazzarsi dicendo che era strano, perché ringhiava a tutti quelli che si avvicinavano alla madre o ai fratelli, come se avesse un talento speciale per l’accudimento. Eppure, da quando viveva con lui gli aveva dato solo affetto incondizionato, e proprio per questo aveva deciso di portarselo nella nuova casa dopo essersi sposato. Purtroppo adesso era tutto cambiato, e così a malincuore lasciò che le autorità veterinarie lo sopprimessero.
Tempo dopo, una mattina, quando per fortuna tutto sembrava essere dietro le loro spalle, la donna si svegliò, e notò che era proprio una bella giornata. Di quelle da ricordare. Tirò via le lenzuola dal letto e prese dolcemente il figlio dalla culla per non svegliarlo. Scese in cantina e indisturbata, dato che non c’era più la bestia a impedire quello che voleva fare da tempo, si avvicinò alla lavatrice, aprì l’oblò, infilò dentro suo figlio, e azionò il tasto di accensione della macchina.
Sonia Di Palma (1979) nasce e vive a Fucecchio, in provincia di Firenze. Laureata in Giurisprudenza, è allieva della Scuola Carver di Livorno. La sua prima raccolta di racconti uscirà per la casa editrice Valigie Rosse nel 2020.