Un racconto di Mirco Roncoroni
Numero di battute: 2435
«Pulire l’auto di qualcuno è come pulirgli la coscienza…»
Mi parlava senza distogliere lo sguardo dalla carrozzeria. Vidi la fronte imperlata di sudore e vapore acqueo, l’idropulitrice imbracciata come un fucile a pompa.
«Quando la restituisci la vogliono trovare linda, immacolata...»
Vidi il labbro inferiore inarcarsi, le narici divaricarsi, un’ombra di disgusto dipingergli gravemente il viso, i nervi a fior di pelle e poi swam! Esplose un colpo di acqua compressa contro la vettura. Vidi le ampie volute al detergente riempire il garage e scheggiarsi di arcobaleno, colpite dai resti del sole penetrati nel rotto della finestra.
Cessato il fuoco d’acqua, la bocca si distese in un ghigno e il fucile scivolò in una sola mano, rivolto a terra gocciolante. Vidi quel corpo scolpito nel vapore, come risorto dagli scarichi, dai rivoli di chimica detersiva che correvano giù nel ventre putrido della terra. Un castigatore generato nel seminterrato fradicio di una stazione di servizio, sul margine di una provinciale tra due rotatorie, tutt’intorno campi e piante di granturco bruciate dal sole.
«Tutt’intorno campi e piante
di granturco bruciate dal sole.»
Bruciassero, quelle figlie di puttana! E tu con loro!
La bestia umana ansimava nella sua tana, in quel pozzo nero di coscienze da ripulire, randagie, irredente. L’idropulitrice il suo fucile, la purga da somministrare.
Questo è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio.
E te lo pianto in gola!
Vidi i suoi occhi spalancati e vuoti guardarmi, due fari spenti nella nebbia. Un fremito freddo prese a galopparmi la schiena.
«Mi segui ragazzo?»
Il suono di quelle parole mi svegliò di soprassalto da un sonno in cui non ero certo di essere caduto. Il vapore diradava e riconobbi la stessa sagoma pingue e inoffensiva che avevo scorto appena sceso nella rimessa.
«Sono i particolari che contano… Gli aloni agli angoli del parabrezza, la maledetta acqua che sgocciola dalle fessure degli specchietti e lascia una riga di calcare sulla portiera, i residui incrostati dei cazzo di insetti spiaccicati sui fanali…»
Mi parlava senza distogliere lo sguardo dalla carrozzeria. Annuii provando ad abbozzare un sorriso complice. Vidi il labbro, le narici e ogni cellula di quel corpo predisporsi a un nuovo colpo, storpiarsi nel riflesso dei cristalli. Tornai sul piazzale della stazione. Il fiato caldo e stagnante del cemento opprimeva il respiro. Oltre i campi di granturco, un grumo di nuvole livide cominciava a rampicare il cielo.
Mirco Roncoroni (1989) vive e lavora a Bergamo. È stato caporedattore di Ctrl magazine e coautore del libro Stiamo scomparendo – Viaggio nell’Italia in minoranza (Ctrl Books, 2018). È il vincitore del secondo bando della rivista The FLR per un racconto inedito e del concorso Luberg 2019. Ha fondato il blog Salmuria.