Un racconto di Valentina Grazzi
Numero di battute: 2406
Rina fissò la vecchia muta davanti alla stalla. La paura le irrigidì i muscoli e il respiro si fece più corto: aveva otto anni e non sentiva più il freddo pungerle la pelle. Rina non gridò, non ne ebbe la forza. Un grande buco vuoto le affiorò dentro al petto, un dolore simile alle cadute dal mulo con i fratelli. Lo sguardo della vecchia era vacuo eppure tremendo, le vesti nere cadevano a terra sul corpo scarno e pallido, i capelli bianchi erano radi e sporchi. La neve le inzuppava le vesti, i piedi erano scalzi ma la vecchia non sembrava provare fastidio. Sorrise un momento come un lampo estivo sopra la vallata e mostrò i denti gialli.
Rina non la conosceva eppure sapeva chi era.
Era la Donaza.
«Era la Donaza.»
Era gennaio e Rina era stata svegliata per andare a prendere il latte appena munto alla stalla dei Da Pian, vestita a forza mentre i fratelli sognavano nel letto vicino alla porta. La stufa era spenta, la mattina era buia, il padre era uscito da tempo e la tavola veniva fragorosamente sparecchiata dalla cena della sera precedente. Rina era restata in piedi a guardare il ventre della madre spostarsi su e giù per la stanza, aspettando impaziente il recipiente del latte. Sentiva ancora il peso del sonno addosso, il fiato caldo della sorella sulla schiena, la camicia pesante pizzicare le caviglie. Tuttavia sua madre l’aveva spinta fuori di casa in maniera brusca, reclamando il latte e sollecitandola senza delicatezza.
Controvoglia era stata costretta a incamminarsi e ora si trovava di fronte alla Donaza, alla vecchia che si diceva mangiasse i bambini cattivi. Chi lo diceva? Tutti i paesi della valle. Con orrore Rina le guardava gli occhi vuoti, la lingua che correva da una parte all’altra della bocca, bocca che pareva pregustare la carne. Nessuno aveva incontrato la Donaza ma tutti ne conoscevano le fattezze: tutti ne parlavano ma nessuno diceva che assomigliasse a una poveretta. L’unico pensiero che si fece strada in Rina fu quello di non meritarsi quell’incontro: lei era una brava bambina. Faticava, finiva la minestra nel piatto, stentava a leggere e a far di conto, ubbidiva, al contrario dei fratelli e della sorella.
«Ti filo le budella» mormorò la vecchia protendendo le mani.
Rina raccolse le forze, gettò il secchio facendo fracasso e corse verso il tabià vicino. Sentì il canto del gallo e poi un sibilo mentre la paura le rimbombava nelle orecchie.
La Donaza era scomparsa.
Valentina Grazzi vive in provincia di Mantova e, dopo la laurea in Lettere moderne, gestisce una piccola libreria nel centro della città. Collabora con la casa editrice Edizioni del Baldo. Ha scritto per le riviste Ammatula e Settepagine, presto apparirà anche su Narrandom.