Un racconto di Gabriele Esposito
Numero di battute: 2500
Cammina e la guardo camminare. Carnaio mattutino in corso: la lana dei doppiopetti passa da un capo all’altro strusciando nella folla, a produrre un miele millefiori da nulla.
Sorride e la guardo sorridere. Priva di rimmel china il capo al passaggio d’ogni quadro in cravatta. In cambio un gesto identico, poi di nuovo il calpestare continuo del marciapiede. Mocassini perduti nei propri pensieri.
Saluta, la guardo salutare. Lui si ferma e subito è sedotto dalla camicetta bianca, l’espressione pulita: raggio di luna.
Vanno via mano nella mano. Li guardo andar via, mano nella mano. Buio.
Sono le otto del mattino, alba pendolare del domani. Lei è sempre lì: cammina e la guardo camminare.
Le passo davanti nel mio completo blu, la sento dire ti amo, mi fermo; anch’io ti amo.
Veste da collegiale, la gonnellina: brilliamo. Andiamo via mano nella mano.
«Andiamo via
mano nella mano.»
Vuole cento euro, valgono le dodici ore della giornata: noto che c’è inflazione, malgrado gli interessi della banca centrale immobili da mesi: il mutuo è sempre quello, mangio la stessa roba ogni sera, continuo a pagare le serie TV il loro prezzo, lo stesso da anni. Eppure su di Lei non tratto. Cinque pezzi da venti, il taglio preferito: rettangoli dall’altezza contenuta, abbastanza per entrare nel suo piccolo portafoglio.
Io guardo avanti, Lei guarda me. Sorride. Giro la testa verso di Lei, la guardo sorridere. Camminiamo alla cieca perduti l’uno nell’espressione dell’altra. Ti amo. Anch’io ti amo.
La porto a fare colazione alla tavola comune: il caffè è caldo e amaro, i pani al cioccolato sono francesi. Sediamo al centro: alla mia destra un cinquantenne con il laptop, alla sinistra una ragazza e i suoi appunti. Lo stesso, per simmetria, vicino a Lei.
Mi fissa. La guardo fissarmi.
Il suo palmo solletica il mio mentre beve il caffè in due sorsi: niente macchie di rossetto sulla tazza. Le labbra di Lei sono rosa color pelle.
Le parlo di me. Mi ascolta.
Mi parla di lei. Chiudo gli occhi, la ascolto.
Lou Reed canta una giornata allo zoo, una serata al cinema: così facciamo noi e poi sì: la riaccompagno a casa. Davvero, un giorno perfetto. Sulla porta mi sorride un’ultima volta. La guardo sorridere l’ultima volta, schioccano le guance. Buonanotte amore mio. Buonanotte.
Prendo il bus e torno a casa. Gioco con l’iPhone, apro Tinder: faccio un bel match con una nuova: Katia. Gran pere, madonna. Madonna che pere. Domani accetta di vedermi: vedermi nudo, vedermi addosso, vedermi gratis. Per il resto devo pagare, e per fortuna c’è Lei.
Gabriele Esposito (1983) ha un dottorato in Economia ma anche un diploma da cineasta. Si diletta con l’animazione a passo uno e la plastilina. Il suo romanzo Giocattolosa è apparso a puntate sulla rivista Malgrado le mosche. Suoi racconti sono o saranno pubblicati da Malgrado le mosche, Sulla quarta corda, Altri Animali, Micorrize, Risme, efemera, Narrandom e Bomarscé.