Un racconto di Barbara Marunti
Numero di battute: 2441
Il vecchio Kobayashi ha messo su Donny Hathaway.
Due americani fanno caciara e Kobayashi li caccia in malo modo. Suo il locale, sue le regole.
La prima regola è: non si fa caciara quando sul giradischi c’è Donny Hathaway.
«Non avrei mai immaginato di poterti rivedere a Shibuya.»
«A dire la verità, è la terza volta che torno. Ho pensato di chiamarti, ma devo aver perso il tuo numero qualche telefono fa.»
«Se fossi vanitoso ti chiederei se sei tornata al Soul Club per me.»
Il Soul Club Shibuya funziona così da quarant’anni: sali le scale, suoni il campanello, metti cinquecento yen sul bancone e Kobayashi ti versa in fretta un po’ di Jameson per ritornare al suo giradischi, mugolando a occhi chiusi i suoi blues storpi.
«Se fossi vanitoso ti chiederei se sei tornata al Soul Club per me.»
«Io sono venuto qui tutte le sere, come allora. E il vecchio continua a essere stronzo come allora.»
«La gente viene apposta per farsi trattare male da Kobayashi. Anch’io sono tornata per nostalgia dei suoi rimbrotti.»
«Ti ricordi quando venivamo qui di nascosto dopo la scuola e il vecchio non ci voleva dare da bere?»
I ventimila vinili di Kobayashi, nelle loro foderine di plastica, luccicano in ordine alfabetico da ogni angolo del bar, belli della bellezza greve degli oggetti.
Kobayashi ancora accumula dischi, incurante dell’età, come se gli fosse rimasto tempo per ascoltarli.
«A volte mi chiedo se Kobayashi sappia a chi lasciare tutto quando creperà. Se non ha già fatto testamento, mi propongo io come suo erede.»
«Così ti ritroveresti tu col problema di decidere a chi lasciare tutto, quando avrai l’età di Kobayashi.»
«Dai per scontato che non avrò un erede a cui lasciare le mie cose. D’altronde, è finita proprio per questo, no?»
«Scusami.»
«Non ti scusare. Un musicista non è un buon partito.»
«Era bello suonare insieme. Purtroppo il mondo funziona diversamente. Se suonerai a Ōsaka, comunque, verrò a vederti.»
«Non sono ancora così bravo perché mi chiamino fin da Ōsaka. Ma vorrei tanto suonare di nuovo per te. Come allora.»
Kobayashi sguscia un altro disco. Gli terrà compagnia per le prossime due ore.
«Questi dischi alle pareti mi angosciano. Pensavo che rivedere i vecchi dischi di quando eravamo ragazzi mi avrebbe messo allegria, come allora. Invece sono solo vecchi dischi, e domani saranno spazzatura da robivecchi. Dopo una certa età gli oggetti sono zavorre. Sanno solo rimproverarci le strade che non abbiamo preso.»
«Già così malinconica senza aver ancora bevuto?»
«Non posso bere. Sono al terzo mese.»
Barbara Marunti (1989) vive e lavora nel senese. Laureata in Chimica e Tecnologia farmaceutiche, nelle pause dal lavoro studia Mediazione linguistica (cinese, giapponese) all’università per stranieri di Siena e Canto lirico al conservatorio di Firenze. Suoi racconti sono stati pubblicati su inutile, L’Ircocervo, Bomarscé, Rivista Blam e Narrandom.