Un racconto di Luca Tosi
Numero di battute: 2358
Sono tempi che alle persone gli è scivolata la testa dal collo. Scuole dell’obbligo, università: siamo pieni di istruiti. Tutta gente che ha tenuto una corona d’alloro sulla capoccia. Ma trovare uno che pensa con la sua testa è raro. Mi chiedo: i pensieri che faccio sono miei o no? Ognuno ha le sue magagne, ovvio. Però c’è una questione che sta sopra tutto. Ho l’impressione che ultimamente non ci pensi nessuno. La libertà, dico. Che ti vien da pensare, urca! Paroloni.
A me vengono in mente i giaguari che galoppano sulla terra arida. Ma uomini liberi non riesco a immaginarli. Ho dovuto far sacrifici, io. Braccine corte per anni; ristorante una volta a settimana e zero vacanze. Scoccia, ad agosto, quando gli altri vanno a Ibiza e tu inchiodato a casa. Però adesso, se qualcuno mi chiedesse, cos’è per te la libertà? Una risposta ce l’avrei. Scendere in garage, dalla mia Cagiva. Le accarezzo la sella, do un colpo di spugna al telaio, così brilla. La metto in moto, solo un paio di minuti. Mi scalda il sangue.
Sgobbo tutta la settimana, ma la domenica arriva sempre. La tiro fuori, di mattina, e parto. Vado a San Marino, là le strade sono disegnate bene e alla dogana c’è quel cartello enorme: “Benvenuti nell’antica terra della libertà”. Ogni volta mi si rizza il pelo.
«Ogni volta
mi si rizza il pelo.»
Con l’asfalto che si srotola sotto e l’aria che mi pulisce, sto benissimo. Domenica, appena arrivato a San Marino, ho parcheggiato vicino a un parco e mi son messo a petto nudo. C’ero solo io. Occhi chiusi in fronte al sole, la luce mi trapassava; un giallore entrava a dipingermi il cervello. Ho pensato: ha fatto il suo tempo, Berlusconi, ma chissà come mai i suoi partiti li aveva chiamati Casa delle Libertà e Popolo della Libertà. Poi ho riaperto gli occhi, e sulla mia mano c’era una coccinella. Una meraviglia, così piccola. Come si fosse agitata per un qualche motivo, ha sbattuto le ali ed è volata via. Mi sono rimesso il casco, e accesa la Cagiva stavo per ripartire.
Di botto mi è salita l’ansia: la domenica già sul finire, un’altra settimana che comincia, dover lavorare, e bagarre di noie che mi trascino dietro. Sono pensieri che mi chiudono sotto assedio. Ho avuto paura di soffocare dentro il casco. Subito me lo son tolto, e nel buttarlo a terra, la visiera che si spaccava, ho capito una cosa: come si starebbe bene, senza testa. Quella sì, sarebbe libertà.
Luca Tosi è nato a Cesena nel 1990. Vive a Bologna e lavora come ghostwriter. Suoi racconti sono apparsi su Futura (Corriere della Sera), Il primo amore, Nazione indiana, Crapula, Verde, Tuffi, Lahar magazine, inutile, Zest letteratura sostenibile e altri.