Un racconto di Francesco Ferrara
Numero di battute: 2500
«Il disegno che hai fatto» dice la maestra, «cosa rappresenta?»
La bambina guarda i cartelloni appesi alle pareti, tamburella con le dita sui braccioli della sedia.
«Sei tu il topolino giallo al centro del disegno?»
«Sì.»
«E cosa fa il topolino giallo?»
La bambina alza le spalle.
«Non lo sai?»
«No.»
«Sta dormendo?»
«No.»
«Si nasconde?»
«Ehm… sì.»
«Dove si nasconde?»
«Qui.»
«Qui, sotto l’albero?»
«Mmm.»
«Perché il topolino si nasconde sotto l’albero?»
La bambina si guarda le unghie. Fa un lungo sibilo con le labbra strette.
«La tua mamma» chiede la maestra, «è il maialino blu?»
La bambina indica il foglio sulla scrivania. «No, questo è il mio papà.»
«È il tuo papà?»
«Mmm.»
«E cosa fa
il topolino giallo?»
«E cosa fa il maialino blu?»
La bambina scuote piano la testa.
«Lo hai disegnato tu, dovresti saperlo. Cosa sono queste?»
«Boh.»
«Boh non è una risposta ammessa.»
«Non lo so, maestra.»
«D’accordo.»
La maestra si volta a guardare l’orologio sulla parete. «Il maialino blu sta forse piangendo?» chiede.
«Sì.»
«Perché piange il maialino blu?»
La bambina si gratta la crosticina sul gomito fino a farla sanguinare.
«Piange spesso il maialino blu?»
«Ehm… sì.»
«Quando il maialino piange, il topolino va a nascondersi?»
La bambina fa di sì con la testa.
«Perché ha paura?»
«No.»
«Perché è arrabbiato?»
«No.»
«E allora perché?»
La bambina guarda in basso, incrocia i piedi, la punta delle scarpe sfiora il pavimento.
«L’uccello grande e nero, qui in alto, è la mamma?»
«Mmm.»
«Cosa sta facendo l’uccello nero?»
«Niente.»
«Niente?»
«Niente.»
«Sei sicura?»
«Sì.»
«Non sta sgridando il topolino giallo?»
La bambina fa di no con la testa.
«Sgrida il maialino blu?»
«No no.»
«Ho capito.»
La maestra si appoggia allo schienale della sedia, tira fuori dal cassetto l’astuccio con i colori. «Disegnare ti piace, non è vero?»
«Mmm.»
«Ti va di fare un altro disegno?»
«No.»
«Non vuoi?»
La bambina arriccia un po’ il naso.
«Vuoi farne uno a casa, me lo porti domani?»
«No, non voglio disegnare più.»
«Come vuoi.»
La maestra rimette l’astuccio nel cassetto. La madre della bambina si affaccia sulla porta, la maestra le fa segno di aspettare fuori.
«Allora non vuoi dirmi cosa fa l’uccello nero?»
«No.»
La maestra fa oscillare la penna tra il pollice e l’indice. «Avvicinati, per favore.»
La bambina si sporge in avanti.
«Se hai qualcosa da raccontarmi, io sono qui, ti ascolto, capisci cosa voglio dire?»
«Ehm… sì.»
La maestra annuisce, lenta.
«Maestra…»
«Dimmi, che c’è?»
«Posso uscire adesso?»
«Sì, certo, la mamma è lì che ti aspetta.»
La bambina salta in piedi. Corre al banco a prendere lo zaino. «A domani, maestra.»
«A domani.»
Francesco Ferrara (1985) tempra il suo carattere nella provincia napoletana più cupa e opprimente. Dopo la laurea in Filologia Moderna, inizia a scrivere per il teatro. Tra i suoi spettacoli Ritratto di uno di noi (2018) e Fog (2020). Ha fondato il collettivo Mind the step. Alcuni suoi racconti sono apparsi su Tre Racconti, Carie, Narrandom.