Un racconto di Mattia Cecchini
Numero di battute: 2140
Dalle nuvole grigie, a forma di pugno, piovevano grosse gocce fredde. La terra era fradicia, un tappeto di fango trapuntato di pozzanghere. Il cortile era circondato da basse staccionate sbilenche, e in fondo, crivellato dai proiettili, svettava come un gigante il muro delle esecuzioni.
L’impiegato Panne teneva la fronte schiacciata contro il muro e le mani, legate dietro la schiena, erano gelide e senza unghie. Si voltò piano da una parte, in fila accanto a lui c’erano vecchi, donne, bambini; si voltò dall’altra parte, e c’erano storpi, uomini, disertori.
Il vento soffiava freddo contro i condannati, gli gonfiava le casacche zuppe e poi gliele appiccicava al corpo. Alle loro spalle arrivò il plotone d’esecuzione, accompagnato dai latrati dei cani lupo al guinzaglio. I soldati si posizionarono un metro l’uno dall’altro e sferragliarono con i fucili. Erano quasi pronti a sparare.
Dal fondo della fila dei condannati, il generale Zaniero marciava verso la cima. Era chiamato la Bestia del Diavolo.
Appoggiava il frustino sulla spalla di uno: «Lui sì», passava a quello successivo: «Lui no», poi quella dopo: «Lei sì, lui no, lui sì». Indicava uno per uno chi doveva essere fucilato.
«Era chiamato
la Bestia del Diavolo.»
Il generale Zaniero si avvicinava all’impiegato Panne, e giunto alle sue spalle disse: «Lui no», passò allo storpio accanto: «Lui sì, lui no», e ancora: «Lui sì, lui no, lui sì».
Raggiunta la cima dei condannati, il generale Zaniero infilò il frustino nella cintura, si piantò dritto alla sinistra dei suoi soldati e urlò:
«Puntate! Mirate!».
Il plotone scoppiò a ridere, una grassa risata cariata.
L’impiegato Panne si era pisciato addosso, ma forse non ridevano di lui. Allo storpio accanto, troppo smagrito, erano caduti i larghi pantaloni, e mostrava a tutto il plotone il culo flaccido e raggrinzito.
Il generale ammutolì i suoi soldati, gli bastò un cenno della mano, e comandò a uno di tirare su i pantaloni allo storpio. Quello eseguì di corsa, e quando stava per tornare al suo posto il generale aggiunse:
«Fai in modo che non caschino più».
Allora il soldato legò una corda attorno ai fianchi dello storpio, e tornò in posizione. Pronto a sparare.
Mattia Cecchini (1992) si trasferisce a Berlino nel 2017. Lavora in un ospedale vicino allo zoo e partecipa a vari laboratori di scrittura creativa. Nel 2020 un suo racconto è stato selezionato tra i vincitori del Concorso letterario Racconti Umbri, e nel 2021 sono apparsi altri suoi racconti su Rivista Blam e Split. Nella sua libreria ci sono (quasi) tutte le opere di Dostoevskij, D.F. Wallace e Pontiggia.