Pastrengo Agenzia Letteraria

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la casa che brucia

Un racconto di Giacomo Zibardi
Numero di battute: 2446

Un giorno la casa cominciò a bruciare. Nessuno sa quando. Da quel giorno la casa non ha smesso di bruciare. Un fenomeno incomprensibile che sfugge alla cosiddetta letteratura scientifica. La casa brucia senza consumarsi. I muri, i serramenti, la porta, i pavimenti, la mobilia, tutto sopravvive nel rogo. È la particolare natura di una fiamma perpetua a conservare la casa? O è la natura particolare dei materiali con cui la casa è costruita a conservare la fiamma? 

Comunque nulla, al momento, assicura con dati scientifici inequivocabili che la casa arderà per sempre senza bruciare. Tant’è che, talvolta, piccoli oggetti della casa sono stati trovati combusti, inceneriti. Cose di poco conto, come uno stuzzicadenti.

«La casa brucia senza consumarsi.»

La particolare temperatura delle fiamme che avvolgono la casa, circa ventitré gradi, ha reso possibile trasformare il sito in un’attrazione turistica. Così lo scorso mercoledì mi sono messo in macchina. Dalla città ci vuole un’ora e mezza. Lasciate le strade a scorrimento veloce ci si incunea nella campagna che precede il delta del fiume. Terre senza legge. Un piatto orizzonte agricolo. Adesso che è inverno la nebbia galleggia sopra i campi. Forse l’inferno è fatto così. Pieno di freddo. Non caldo. Un freddo che brucia.

Da qualche parte in mezzo a questo inferno la casa che brucia è un faro di fuoco. Si vede, per così dire, da lontano, e sembra un sogno o un’allucinazione. Da vicino, invece, ha tutto un altro aspetto. È estremamente reale, vera, viva. Due piccole finestre, la porta nel mezzo. Le lingue di fuoco danzano fin sopra il tetto. Hanno un colore ora arancione, ora violaceo, ora blu e giallo.

Siamo un gruppo di sei persone. Ci viene descritta in breve una storiella sull’origine dell’incendio. Prima di entrare bisogna indossare una speciale tuta ignifuga, dei sovrascarpe di feltro, e cospargersi il volto con una pomata. La ragazza che ci guida è molto gentile. Serve a non scottarsi, dice, la visita durerà un quarto d’ora.

Dentro: spazi anonimi. Il tavolo di legno sgraffignato, un piano cottura arrugginito. Dei bicchieri. I colori delle pareti inalterati, bianchi. Tutto è annegato nelle fiamme. Si percepisce un leggero tepore. Il fuoco sembra finto. Una proiezione. Quanto pesa una fiamma? Cerco di afferrarne una. Forse è il mondo che va a fuoco. Forse tutto brucia, ogni cosa, tutto, ogni cosa è preda dell’incendio. Come è possibile sopravvivere nel rogo? Vivere nell’indifferenza della fiamma?

zibardi giacomo bio

Giacomo Zibardi (1993) è nato a Milano. Talvolta vive a Roma per lavoro. Ama passeggiare nei centri commerciali e nei cinema multisala. Altri suoi racconti si trovano su Nazione Indiana.