Un racconto di Iacopo Russo
Numero di battute: 2491
Ho avuto la sfortuna di chiamarmi Iacopo. In patria tutti rispondevano alle mie email iniziando con: Caro Jacopo. Per lungo tempo non li ho corretti. Mi sono tenuto la rabbia dentro. Ma se io scrivevo Iacopo nella firma, perché loro dovevano rispondere con Jacopo nel saluto?
Poi ho contribuito io stesso alle mie sventure. Mi sono trasferito all’estero, in un Paese anglofono, per studiare Matematica. Nei primi mesi, indeciso se considerarmi espatriato o immigrato, ho pensato di cambiare nome. Di inglesizzarlo, come fanno i cinesi. Jack, Jake, Jacob.
Ho ricevuto un’email che mi negava uno stage. Diceva: Dear Jake, Thank you for your interest. We have received many exceptional applications... Ho lanciato il telefono contro il muro. Poi l’ho raccolto, lo schermo non si era rotto, ho risposto con un’email piena di insulti, tutta in lettere maiuscole.
«State leggendo
un font serif
o sans serif?»
Da quel giorno, ho deciso di andare fiero del mio nome. Ho ricominciato a firmarmi Iacopo. Ma non ha fatto che peggiorare le cose. Gli anglofoni hanno cominciato a pensare che fossi uno distratto. Che fossi uno sbadato. Hanno cominciato a pensare che la I maiuscola fosse una l minuscola. La vedete, la differenza? State leggendo un font serif, o sans serif? Hanno cominciato a pensare che firmassi il mio nome con l’iniziale minuscola. Ho ricevuto email di risposta che iniziavano con: Dear Lacopo. Non ci ho più visto. Ho sbarellato.
Nella cittadina di Cambridge, all’interno del Trinity College, il più prestigioso di tutta l’università, c’è una cappella. L’hanno fatta costruire due regine: Maria ed Elisabetta I, nel Cinquecento. Sul pavimento, sui muri, sui soffitti è pieno di iscrizioni e targhe commemorative. I nomi sono scritti in latino: Gulielmus, Richardus, Ludovicus. Girando un poco, ho trovato anche il mio. È il nome di un re: Iacobus I.
Galvanizzato dalla scoperta, ho pensato che tutti dovessero saperlo. Ho chiesto il permesso alla statua di Newton e alla fine l’ho fatto. Al centro della cappella c’è un enorme organo ad azione meccanica. La sua posizione favorisce l’acustica. Mi sono intrufolato, ho salito le scale, e ho cominciato a suonare. Nel frattempo gridavo, in latino: Iacobus est nomen meum, quod est nomen regem. I turisti, confusi, mi fotografavano.
La polizia è arrivata poco dopo. C’è da dire che gli agenti britannici sono molto cortesi. Mi hanno fatto compilare dei moduli. In ogni casella intitolata Name, a lettere maiuscole, con la cura di chi firmi un regio editto, ho vergato: Iacopo.
Iacopo Russo (1993) è allievo del corso annuale di Scrittura della Scuola Belleville di Milano. Ha conseguito una laurea in Ingegneria dei materiali all'Imperial College di Londra e un dottorato all’università di Cambridge, dove ha condotto ricerche sulla sostenibilità ambientale dei processi manifatturieri. I suoi interessi scientifici e letterari confluiscono in una newsletter che si chiama Il Sistema Periodico ed è ospitata da Substack.