Un racconto di Antonio Potenza
Numero di battute: 2124
Nel centro del paese ruderi abbandonati persistono all’urbanizzazione. Con i loro mattoni di pomice, sembrano cadaveri sbiancati. Le loro pietre raccontano notti antiche. Al loro interno pare proliferi vegetazione primigenia e fichi preistorici, dall’esterno ogni tanto dicono aver scorto Adamo compiere il primo peccato. Ma in paese le voci girano e alla fine si convincono che il fattaccio l’abbia compiuto Eva.
A pochi passi da corso XXIV Maggio, la piccola radura cresce sporgendo oltre i lembi di pietra. Dal marciapiede opposto gli abitanti vedono solo le guglie dei pini. La loro maggior preoccupazione, riguardo il quadrato di terra, è capire di chi sia quel fondo. Non conoscono il termine esatto in italiano, tanto meno conoscono il nome del proprietario.
«Le loro pietre raccontano
notti antiche.»
La questione un giorno arriva persino al sindaco che non trova nessun padrone nell’archivio del paese. Così, libero da qualsiasi potestà, quel giardino diventa terra di conquista. Attorno alle mura del vetusto lenzuolo di terra, s’accalcano i curiosi vantando improvvisamente proprietà nuove e improbabili. Un temerario sfonda la porticina in rame arrugginito, tutti entrano: la vegetazione è cresciuta in un modo apparentemente disordinato ma rispettando il principio di abitabilità, conifere nordiche svettano in alto a fianco a querce altrettanto vertiginose. Di fronte ai loro occhi il sottobosco si arriccia con l’edera, dallo stomaco umido del bosco filtra una brezza umida. E difatti è un brivido alle caviglie ad avvertirli. Si voltano spaventati quando la porticina si chiude con un tonfo.
Grideranno per anni, ma nessuno li sentirà. Rimarranno incastrati, finché fuori non avranno nuovamente da ridire. Passeranno lustri, poi secoli e quell’anfratto arcaico disturberà il decoro plastico dei grattacieli. Altri proveranno a scalarne le mura. Bestie ostinate, entreranno e quelli già prigionieri non saranno più soli. Il solito vecchietto ne spierà le crepe: ma guarda te Eva, dirà.
Ma la verità è che nell’unico giardino della metropoli ho visto Adamo, dice il nonno tutte le volte che mi racconta di quelle vecchie mura vicine a corso XXIV Maggio.
Antonio Potenza (1993) è nato in provincia di Lecce. I suoi racconti sono apparsi su Nazione Indiana, La Nuova Carne, Morel-Voci dall’Isola, Rivista Blam, Suite Italiana, Spore e Lahar Magazine, Il Rifugio dell’Ircocervo. Altri saranno pubblicati da Piegàmi, Voce del Verbo, Micorrize e Formicaleone. È stato editor di Sundays Storytelling. Ha fondato Salmace.