Un racconto di Claudia Feleppa
Numero di battute: 2375
I rintocchi della chiesa di San Biagio da ieri mi sono sembrati pressanti. Ma forse è perché è stato sabato e poi oggi è domenica. Non avevo mai passato tanto tempo a casa prima. Giovedì ho portato mamma allo spaccio della Max Mara e le ho regalato un vestito turchese, il suo colore, largo, con le spalline imbottite.
«Ti sta benissimo» ho gorgheggiato.
Non era esattamente una bugia, ma avrei detto lo stesso anche se si fosse infilata dentro uno scafandro. Non la vedevo da un paio di mesi e mi aveva fatto una telefonata spaventosa: «Allora come funziona? Vuoi che non ti chiami mai più?»
«Vuoi che non ti chiami mai più?»
Che pesantezza. Come se fossero legate a doppio filo – e di fatto lo sono – ieri sera alle otto ha chiamato anche nonna. Mi ero appena seduta a tavola, ho posato coltello e forchetta sul piatto, vicino al pollo alla griglia che non avevo toccato e ho ascoltato i consueti rimproveri perché non chiamo mai. Poi mi ha raccontato per l’ennesima volta il litigio di Natale che mi sono persa sei mesi fa. A questo punto era quasi meglio esserci. A metà telefonata il pollo aveva raggiunto la rigidità di una soletta per scarpe. Cose così. Cose di casa.
Papà invece mi ha scritto, ma solo per inoltrarmi una mail inutile, nemmeno indirizzata a me, ma ai fratelli di mamma a proposito di nonna, per ribadire quanto è pessimo il loro rapporto. E il nostro invece? Non c’è niente che deve dirmi personalmente mio padre, niente di cui scusarsi? Vabbè. Forse funziona per tutti in questo modo e non dovrei prendermela. D’altra parte io cosa faccio per cambiare le cose? Mamma mi ha detto: «Ma perché sempre tu? Perché il peggio toccherebbe solo a te?»
Intendeva sottolineare la mia paranoia o dire che me le vado a cercare? Non lo so. Di sicuro c’è che dovrei staccare la spina. E così ho comprato una di quelle piscine gonfiabili con idromassaggio. L’ho messa in terrazzo e il mio nuovo gattino, iperattivo e feroce, ci gira intorno cercando di definire il suo posto nel mondo. Ho letto che l’aggressività può dipendere dallo stress da abbandono, così gli bacio le piccole orecchie tonde e gli permetto, in pratica, qualunque cosa.
Ma sono andata oltre la pagina al giorno. Ecco di nuovo le campane di San Biagio. È quasi mezzogiorno. Forse la messa è finita, andate in pace! Per pranzo ho insalata di pomodori e pannocchie bollite. E comunque si era detto una pagina al giorno. Né più, né meno.
Claudia Feleppa vive nel parco del Conero dove lavora nella scuola superiore. Riesce a stare senza tè e libri solo a teatro. Dipinge un quadro a olio più o meno ogni tre anni, d’inverno, se nevica. Ogni tanto gira video con i tipi del Twicedoubleseven perché può usare la macchina del fumo e truccare i ballerini. In posa con la chitarra viene bene, ma meglio se non suona. Fa tutto questo per mescolare le carte e nascondere la turpe passione per la scrittura.