Un racconto di Rosaria Eleonora Laurito
Numero di battute: 2424
Un vago sentore di carne bruciata e panini le arriva al volto come uno schiaffo. Arriccia il naso per il disgusto, tappa all’istante la bocca con tre dita. Intanto arranca sulla stradina, inspirando ed espirando ritmicamente per allontanare l’incipiente attacco di panico (è grazie a lui se ora sa dare una definizione a quel malessere così scuro e denso).
Si chiede, distratta, come faccia il sole a bucare una cortina di nuvole opache tanto fitta: eppure, deve riuscirci perfettamente, a giudicare dall’appiccicume che avverte su ogni centimetro di pelle.
Inciampa nello scheletro di una sedia di paglia, mantiene a stento l’equilibrio. La frangia le si incolla sulla fronte.
Ma come ha potuto portarla in un posto simile, spacciandolo per quieta, fresca, aromatica (aromatica, esatto) e a tratti persino romantica (imperdonabile il gioco di parole) area picnic? Lei, che detesta gli ingorghi di esseri umani dalla bocca piena e dalle risate sguaiate, per non parlare poi di quelle paurose grigliate in cui, più che arrostire il pranzo, si rischia di finire ben gratinati dalla cocente calura del quindici d’agosto.
«Cosa
le serve
ancora?»
Je non avrebbe mai sospettato di poter divergere in gusti o opinioni da Na, lo stesso Na che le solleticava le punte dei piedi strimpellando Le cose in comune. Forse, riflette, avrebbe dovuto ascoltare il testo con maggiore attenzione: ma allora cos’è, cosa ti serve ancora?
Cosa le serve ancora?
“C’è uno spazietto qui, vieni” si sente chiamare. Vorrebbe che Na si riferisse ad un posticino nel suo cuore, solido, accogliente. Gradisce un po’ meno il riferimento, assai più realistico e crudo, ad una sgangherata panchetta a fianco alle bistecche fumanti di una rubiconda famigliola tedesca. Si domanda, mentre percorre svogliata i pochi metri che la separano dal penoso nido d’amore, se sia opportuno ricordargli di essere vegetariana. Poi incrocia i suoi occhi tiepidi.
Soltanto lo sguardo non è proprio uguale perché il mio è normale, ma il tuo è troppo bello canticchia a mezza voce, facendogli cenno. Lui, intanto, allinea con cura le posate sul tavolino zoppo. La sente arrivare. Non si volta.
Ora Je avverte di nuovo una pressione rumorosa sul petto – l’ansia – di qualcosa che si stia spezzando. Colpa di Na?
Non osa cadere nello smielato riferimento al trito e ritrito muscolo cardiaco; però solo a lei toccherà, da quell’istante in poi, il compito di scavare dentro ad entrambi per raccogliere i cocci.
Rosaria Eleonora Laurito (2005) frequenta il quarto anno del Liceo Classico a Vallo della Lucania (SA). Assieme al teatro, ai gatti e all'ironia, la scrittura è una passione che coltiva da sempre, e di recente ha seguito un corso presso la Scuola Holden di Torino. Cocci è il primo racconto che pubblica.