Un racconto di Alessandra Rosati
Numero di battute: 2163
Lo aveva incontrato al teatro greco, in fila davanti all’entrata.
Era in ritardo, e non sarebbe riuscita a noleggiare il cuscino prima dell’inizio.
«Tieni, prendi il mio» aveva detto, «le panche sono davvero scomode.»
«Sei qui in vacanza?»
«Sì. E tu?»
«Anche, ma è l’ultimo giorno. Domani ho l’aereo da Catania.»
L’aveva rivisto all’uscita, avevano parlato dello spettacolo. Le aveva raccontato che amava le tragedie antiche per nostalgia del greco, che aveva dimenticato quasi del tutto. Lei aveva detto che Le Coefore non erano il suo genere e che era stato un po’ troppo lungo. Non aveva il coraggio di dirgli che a metà era uscita per andare al bar: per qualche ragione, che non sapeva spiegarsi, voleva piacergli.
Avevano camminato insieme fino a Ortigia, dove alloggiavano entrambi, e lui le aveva chiesto di fare colazione insieme il giorno dopo.
Al mattino si erano trovati allo stesso tavolo come dopo un sogno, due estranei che si sforzavano di comunicare. Ma l’attrazione dei corpi li spingeva l’uno verso l’altra, tenendoli avvinti. Poi l’aveva accompagnata a prendere l’autobus e lei gli aveva chiesto di abbracciarla.
«Verrò
a trovarti.»
«Verrò a trovarti» aveva detto lui mentre la stringeva.
«Non lo farai.»
«Sì invece. È poco più di un’ora da casa mia, e poi voglio andare al mare.»
Due settimane dopo l’aveva rivisto ancora. Era andato a trovarla al mare, ma l’aveva portata in collina. Si erano stesi sopra un tappeto di foglie gialle, dentro un boschetto, ad ascoltare il chiacchiericcio delle cicale e lo sciabordio del ruscello sottostante. Lui aveva appoggiato la testa sul suo ventre, premendo dolcemente verso il basso. In quel momento lei aveva sentito un calore intenso, sconosciuto, espandersi in ogni parte del suo corpo.
«Non possiamo più vederci» aveva detto lui, piano.
«Perché? Che c’è che non va?»
«Niente» aveva risposto staccandosi.
Si erano alzati, ma prima di separarsi lui le aveva detto di comprare dei racchettoni.
«La prossima volta andiamo al mare davvero.»
Il giorno dopo lei era andata a comprarli, ne aveva scelto un paio gialli, con una fantasia che richiamava motivi orientali. Desiderava che fossero almeno belli, visto che non li avrebbe mai usati.
Alessandra Rosati (1989) è nata e cresciuta nel Sud delle Marche, ma vive a Trento, dove lavora come redattrice per la Fondazione Kessler. Si è laureata in Lettere all’Università di Bologna e ha poi proseguito gli studi a Londra. Appassionata di lingue e culture straniere, nel tempo libero viaggia e, quando ci riesce, scrive. Il suo primo racconto è stato pubblicato nell'antologia #iostoacasa (Pendragon 2020).