Un racconto di Alice Cervia
Numero di battute: 2083
Rosmina aveva mani magre e unghie tagliate alla radice, come i capelli che rasava ogni giorno a secco, rasoio contro pelle. La confortava la sensazione di non avere nessuna sporgenza, niente appigli. Per questo motivo non portava anelli, collane, vestiti ampi, cappotti. Per questo si era sottoposta a una doppia mastectomia anni prima.
Camminava spedita, fasciata da una tuta nera che aderiva a ogni centimetro del suo corpo scarno. Il gatto, unica nota stonata, la seguiva a due passi di distanza.
Le dava fastidio quell’appendice felina che non si era scelta. Le si era accodato qualche giovedì prima; Rosmina usciva soltanto il giovedì. Non le aveva impedito di portare a termine le sue spedizioni precedenti, ma temeva la rendesse troppo riconoscibile prima o poi: la vecchia pelata col gatto appresso.
«Il gatto la seguiva a due passi
di distanza.»
Lui comunque continuava a seguirla con l’indolenza determinata tipica della sua specie e Rosmina doveva sbrigarsi. Ne aveva raccolte solo sette ed era quasi ora di rientrare. Davanti a lei un gruppetto di studenti aspettava l’autobus. Due fumavano dandole le spalle, altri fissavano assenti gli schermi del cellulare. Perfetto.
Si avvicinò in silenzio, estrasse le forbici e tagliò rapida. Il filo trasparente tra il collo e la nuca del ragazzo fece “tac” e la mano di Rosmina raccolse lesta ciò che cadeva. Lui continuò a fumare.
Rosmina ripose il bottino in tasca e guardò il gatto, con aria di sfida. Comunque otto erano ancora pochine e le restava una mezz’ora al massimo. Di corsa raggiunse l’uscita del supermercato. Una ragazza con la coda di cavallo, “zac zac”. Un barista con un vassoio colmo di tazzine di caffè, “zic”. Un vecchio col bastone, fine. Tornò a casa a riporre i suoi tesori.
Come facevano quelle persone a continuare a vivere senza, si domandava spesso. Sopravvivono, si limitano a sopravvivere, si diceva, carezzando le forbicine.
Il gatto la aspettava paziente davanti al portone ogni giovedì, tanto che una volta, per dispetto, aveva provato a tagliare anche la sua, ma lui era stato più veloce, e in fondo dell’anima di un gatto non sapeva cosa farsene.
Alice Cervia (1984) è laureata in Scienze politiche. Giornalista prima, video producer poi, scrive racconti brevi nei ritagli di tempo, sperando che si allarghino. Ha pubblicato su Rivista Blam, Coye, Piegàmi, Bomarscé, la nuova carne e Tits’n’Tales.