Un racconto di Manuel Toso
Numero di battute: 2463
Ho smesso di preoccuparmi del caso e del destino e di tutta quella filosofia che si fa quando ci si rende conto che la vita è anche sofferenza.
Finita l’università, io e Anna decidemmo di mischiare gli spazi prendendo casa insieme. Fu lei a insistere per avere il bagno con la vasca. Mentre stava ore chiusa in bagno, io rimanevo seduta alla finestra, nella luce pallida d’autunno, quando fuori tutto è inerte e vorresti correre e saltare e ballare solo per fare un dispetto al mondo.
Iniziò con una foglia secca appiccicata sul fondo della vasca. Nulla di strano, a novembre le foglie secche sono un evento che desta meraviglia, non sconcerto, e capita che qualcuna si incastri nella trama dei maglioni.
«Iniziò con una foglia secca appiccicata
sul fondo della vasca.»
Coi giorni, però, le foglie crebbero di numero. Io le raccoglievo e le infilavo nei barattoli che tenevo in cucina, sopra il mobile con la scritta delicatessen. Anche se cercava di nasconderlo, ogni foglia che finiva in quei barattoli scatenava in Anna una felicità selvaggia. Non era semplice strapparle informazioni. Se alludevo alle foglie, lei si contraeva in una smorfia colpevole, come un bambino che vede fallire un piano che sembrava perfetto.
Un pomeriggio, senza che io le chiedessi nulla, mi parlò di un sogno e di una piscina che brillava come una stella. «E le foglie?» dissi. Per un attimo che sembrò lunghissimo, rimase in silenzio. «Ce ne sono così tante che non si vede il fondo» disse.
Tutto finì di colpo. Non c’è alcun legame tra sorpresa e dolore. Il dolore arriva quando sai già cosa aspettarti. Dissi ai vicini che Anna era partita. Svuotai i barattoli sotto la siepe in giardino. Presi tempo nella speranza che fosse abbastanza. Impacchettai la mia roba e mi stupii di quanta vita potesse contenere uno scatolone.
Fuori, intanto, senza alcun preavviso, aveva iniziato a piovere. Pioveva e non c’era una ragione, un senso, un discorso opportuno da fare, preparato o improvvisato, capace di spiegare perché la pioggia cadesse su ogni cosa. Mi sembrò di vederla comparire sull’uscio, infilarsi le scarpe e raccogliere l’ombrello dal cesto. La guardai allontanarsi attraverso l’immagine offuscata della tenda.
Aveva già smesso di piovere, anzi, a parte qualche pozzanghera, nessuno avrebbe detto che aveva piovuto. Era come se qualcuno si fosse divertito a strizzare le nuvole. Anna scendeva dalle scale come l’acqua dalle grondaie, libera e perduta. Tutto quello che sentii dopo fu il frastuono di vetri infranti. E, infine, il silenzio.
Manuel Toso è nato a Tortona nel 1995. È laureato in Letterature moderne e spettacolo all’università di Genova. Attualmente vive a Roma, dove lavora come sceneggiatore.
È anche redattore di Birdmen Magazine, rivista di cinema, serie tv e teatro.