Un racconto di Giovanni Colaianni
Numero di battute: 2302
Ricordo ancora che il martedì era il giorno in cui lavorava fino a tardi, che il numero di cellulare di sua madre finiva con quattro 9 di fila, che la sua casa al mare si trovava in piazzetta Ludovico Ariosto, che mangiava la minestra solo se non c’erano le cipolle, e che non riusciva a piegare il pollice della mano destra a causa di un incidente avuto da piccolo; che diceva di saper guidare la bici senza mani, ma non lo faceva mai, che si vantava di non credere in niente, ma pregava lo stesso, che dopo il sesso gli si offuscava la vista, e che odiava uscire dopo le sette di sera; che aveva scritto un racconto che si chiamava La girandola, pieno di metafore sulla sua infanzia, ma non riusciva a farlo pubblicare, che indossava sempre i calzini a pois quando aveva qualcosa di importante da fare, per scaramanzia, e che una volta aveva sognato di giocare a tennis con Donald Trump, dopo che avevamo fatto l’amore.
Ricordo anche che chiedeva sempre quanto mancava alla fine del film, anche se gli stava piacendo, che il sapone al profumo di vaniglia gli faceva venire il prurito, che non sopportava il rumore che faceva il mio gatto quando dormiva, e che aveva la convinzione che cuocere i cibi al microonde facesse male alla salute.
«Una volta aveva sognato di giocare a tennis con
Donald Trump.»
E poi che scriveva lettere lunghissime alla sua maestra delle elementari, che gliele rispediva corrette nella forma e nei contenuti, che non era mai d’accordo con i pareri dei giudici dei talent show, e che ogni volta che elencava in ordine alfabetico tutti gli stati dell’Unione Europea, dimenticava sempre la Lituania; ma anche che guardare la luna gli faceva venire le vertigini, che i puzzle gli facevano perdere subito la pazienza, e che credeva all’esistenza del mostro di Loch Ness, ma non a quella degli extraterrestri; che il suo libro preferito era I pilastri della Terra, ma non aveva mai finito di leggerlo, che camminava sempre a piedi nudi per la circolazione, ma poi si prendeva il raffreddore, che non rispettava mai gli orari e si perdeva nelle vie del centro storico.
Ricordo pure che è iniziato ad andare tutto a puttane quella volta che mi chiamò con il nome del suo ex, e che aveva un maglioncino rosso il giorno che mi disse che sarebbe stato meglio rimanere solo amici. Da allora continuo a chiedermi cosa farmene di tutti questi ricordi.
Giovanni Colaianni è nato a Lecce nel 1992 e si è laureato in Giurisprudenza all’università del Salento. Da sempre appassionato di storie, parla di libri sulla sua pagina Instagram Lastanzadigiovanni.