Un racconto di Matteo Quaglia
Numero di battute: 2451
1. La stamberga della pazza va a fuoco la notte tra la Vigilia e il Natale. Per fortuna la pazza è morta in novembre, e come tutti quelli che muoiono in novembre, se n’è andata senza doversi preoccupare dei regali natalizi.
2. In verità la pazza non ha mai avuto problemi, con i regali di Natale. Quello con i problemi è sempre stato suo figlio, il quale, da molti anni, le propinava certi quaderni pieni di racconti scritti di suo pugno.
3. Più che racconti, erano liste della spesa. Ma, al posto di alimenti e bevande, contenevano quelle che, a prima vista, parevano descrizioni selvagge di atti carnali.
«Più che racconti,
erano liste della spesa.»
4. Una madre può accettare tutto, tranne che il frutto del proprio seno sia un debosciato.
5. Più di tutto, una madre non può tollerare facili sentimentalismi.
6. Quando la stamberga va a fuoco, il figlio della pazza è in strada, poco distante. Si chiede cosa sia la vecchiaia, se non il ricordo di una madre che va in fumo nella notte. Appunta il pensiero nel quaderno di racconti, anche se non ha più nessuno a cui regalarlo. Si avvicina alla stamberga e getta il libretto tra le fiamme.
7. Poi, l’uomo se ne torna al Centro accoglienza in cui è ricoverato dall’ultima sbronza feroce.
1. La mattina, uno sbirro con i baffi si presenta al Centro. Chiede di parlare con il figlio della pazza.
2. Lo sbirro ha bevuto fino a tardi. Ha tirato l’alba. Mentre parla, teme che il suo alito possa tradirlo. Per questo, parla con la bocca chiusa. Ne escono fuori parole abbozzate. L’uomo non è mai stato un ventriloquo, e non imparerà di certo ora.
3. Il figlio della pazza si tira su i pantaloni e va a parlare con lo sbirro. Per tutta la notte ha sognato fiamme e incendi e notti di freddo terribile e incandescente.
4. Con il suo modo di parlare a mezza bocca, lo sbirro dice al figlio della pazza che ci sono aggiornamenti sulle indagini dell’omicidio. Dice sul posto abbiamo trovato un quaderno con descrizioni selvagge. Atti carnali. Quella roba lì. Dice la terremo aggiornata. Poi lo sbirro si massaggia le orbite e se ne va.
5. Il figlio della pazza torna in branda. Pensa alla madre. Si chiede se anche lei, leggendo i racconti che era solito donarle, pensasse a cose indicibili. Si chiede perché l’arte debba essere sempre fraintesa. Perché la verità debba essere fraintesa. Dice una preghiera per sua madre. Mamma avrà capito che i suoi erano racconti d’amore. Poi si addormenta sognando la vecchia stamberga, di cui ormai non ricorda nulla.
Matteo Quaglia è nato nel 1988, in un piccolo paese del Nord Est d’Italia. Appassionato di libri fin da bambino, acquista periodicamente nuovi scaffali su cui appoggiare la sua passione. Suoi racconti sono stati pubblicati su Nazione Indiana, Narrandom, Bomarscé, Altri Animali, Rivista Blam, inutile e su antologie. Attualmente, sta lavorando a un romanzo.