Un racconto di Marco Pedrazzi
Numero di battute: 2467
È un giorno d’estate senza nuvole. Può capitare d’annoiarsi, specialmente nei giorni d’estate, ancor più se senza nuvole.
La ragazza corvina dice al ragazzo con la vespa «portami a fare un giro».
Il ragazzo con la vespa non è il ragazzo della ragazza corvina. Lui è seduto tra gli spettatori, al tavolino davanti al bar. La ragazza corvina lo vuole ferire. Si ignora il motivo, forse per rivalsa.
Il ragazzo con la vespa ubbidisce senza pensare e spinge la leva di accensione con una sgambata da oscar.
La ragazza corvina prende posto. Porta i jeans corti, la pelle delle cosce si appiccica alla sella.
Il ragazzo con la vespa ordina subito al motore di fare molti giri. Per più di un motivo, pensa sia importante enfatizzare la partenza.
La ragazza corvina si stringe al ragazzo con la vespa e appoggia la guancia sulla sua schiena. Il casco è un accessorio di là da venire.
La vespa ronza, le vibrazioni del motore passano alla scocca e da lì attraversano i corpi con microscopico moto ondoso. Ha percorso solo un paio di strade affollate di case e insegne spente, che la ragazza corvina fa segno al ragazzo con la vespa di fermarsi. È un posto tranquillo, un po’ in disparte ma non isolato.
«La ragazza corvina lo vuole ferire.»
Il ragazzo con la vespa non sa cosa pensare e ancora meno cosa dire.
La ragazza corvina decide di baciarlo prima che la situazione precipiti. Così, per provare. Trova che sia un bel bacio e si concede più tempo.
Il ragazzo con la vespa di tempo non ne ha, è impegnato a fare bella figura. Si accorge solo al distacco che è stato un bacio bello, molto bello, a dirla tutta. Cerca le parole adatte.
La ragazza corvina è più svelta e ne trova due: «Torniamo indietro».
La vespa porta la ragazza corvina e il ragazzo con la vespa al punto di partenza. Stavolta il motore fa pochi giri. La ragazza corvina tiene la testa alta e stringe solo lo stretto indispensabile il ragazzo con la vespa.
L’uomo senza vespa ha lasciato che molti giorni di molte estati gli scivolassero addosso.
La donna corvina ha fatto altrettanto.
Un respiro fa, l’uomo senza vespa ha capito dove portano quella sensazione di burro fuso e quel lievissimo profumo che forse non esiste e se esiste è indescrivibile. L’uomo senza vespa si chiede se anche la donna corvina, di quando in quando, ha una sensazione che porta nello stesso luogo: magari un tremolio impercettibile sulle cosce o lungo la schiena, chissà.
L’uomo senza vespa e la donna corvina non si sono mai incontrati. Se lo faranno, sarà di certo su una vespa.
Marco Pedrazzi (1968) è trapiantato a Vienna ormai da parecchi anni. È archeologo classico per formazione, mentre per vivere si occupa di informatica (e gli piace anche abbastanza). Ha trascorso il primo ventennio della sua esistenza a Reggio Emilia, dove gli è capitato di nascere. Unico vanto letterario: primo classificato al Premio Letterario “Accendi le parole” 2019, IV Edizione – Sezione haiku.