Un racconto di Emma Zannini
Numero di battute: 2495
Da bambina correva nella via sterrata, e cieca, che separava i terreni di B. e C., vecchi contadini, e con lei c’erano sempre tre maschi della sua stessa età, cugini fra loro, e la sua sorellina, tremenda forse più di tutti. Erano, insomma, una banda.
Per quella strada ci passava solo, e raramente, qualche trattore, a volte le bestie, e in vista non c’erano case, solo distese infinite di erba che terminavano nel cielo immenso. Tutto era a disposizione loro e dei loro giochi. Soprattutto, gli piaceva stare attorno al vecchissimo albero di castagno, solitario, nel bel mezzo del terreno di B., e l’avevano designato la loro base.
Da lì la stradina si vedeva ancora, ma dovevano comunque stare attentissimi: se B. li avesse beccati sul suo terreno, sul suo castagno, sulle sue balle di fieno, li avrebbe scacciati coi cani, furibondo, così la leggenda diceva. Lei, però, ricordava una volta che avevano sentito dei cani in avvicinamento, ed era stato il panico. Non avevano avuto tempo di scappare, e si erano arrampicati tutti sull’albero, issando la sorellina un po’ per le spalle un po’ per il braccio, nascondendosi fra i rami.
«Erano, insomma,
una banda.»
Sì, era il vecchio contadino con i due vecchi cani. Erano rimasti appollaiati in silenzio, pregando. Quando poi se ne era andato ed erano scesi dall’albero, erano tutti eccitati da come gliel’avevano fatta. Eppure a lei – aveva taciuto però, perché avrebbero detto che se l’era inventato – eppure a lei era parso che B., passando vicino al castagno, avesse incrociato i suoi occhi, e si fosse girato dal lato opposto, l’ombra di un sorriso.
Quel giorno, quella primavera, erano stati loro a trovarlo. Da lontano sembrava un bozzolo enorme, appeso al castagno, e sua sorella era corsa lì ridendo sguaiata pensando fosse un animale brutto. Poi aveva urlato. Pendeva dall’albero con una sorta di dolcezza, scosso appena dal vento, come una carezza. Gli altri erano corsi a chiamare a casa, solo lei era rimasta lì impietrita: aveva alzato gli occhi al volto di lui, livido su quel cielo azzurro azzurro.
Erano andati a guardare la processione della bara dalla chiesetta al cimitero, la seguiva solo qualche vecchia velata di nero. Tutti, anche il prete, reggevano candele spente. Più tardi, inquieta, aveva chiesto perché, e suo padre le aveva risposto scuro: «Non c’è luce, di là, per chi muore così».
Ancora oggi, quando ritornava al paese, andava a posare fiori su quella tomba, sola, fuori dal cimitero, senza croce. Oltre i suoi, non ne aveva mai trovati altri.
Emma Zannini è laureata in Lettere moderne all’Università di Padova. Si trasferisce a Bologna dopo aver lavorato in un giornale a Roma, consegue la laurea in Italianistica nel 2021 e da allora alterna il suo tempo fra scrittura e insegnamento.