Un racconto di Vasco d’Agnese
Numero di battute: 2500
Febbraio, sei e quaranta del mattino, poco prima del Carnevale. Il sole è sorto da poco, ma dalla fermata ancora non si vede. Il cielo è limpido, pulito, di quel blu elettrico delle albe invernali. Lui sale in pullman. Sale e lei è lì, a due passi di distanza, come ogni lunedì. Deve solo fermarla, con una scusa qualunque.
In realtà lei già lo conosce: è quello di via Altamura, l’ultima fermata prima dello stadio, tre dopo la sua. Spesso si scambiano sguardi, qualche volta un sorriso – quindi magari la scusa è superflua. Basterebbe un “buongiorno, come va?” oppure, meno formale “ciao, come va? Da un po’ volevo parlarti...”.
«Lei – è molto probabile –
lo aspetta.»
Lei – è molto probabile – lo aspetta. Lo aspetta e lo riconoscerà. Risponderà sorridendo, inclinando leggermente la testa. Lui imbastirà una chiacchiera, e lei non scenderà quando deve, si dimenticherà, o forse lo farà apposta. E anche lui non scenderà alla solita fermata, anche lui si dimenticherà, o forse anche lui lo farà apposta, e a un certo punto scenderanno insieme. Lui indicherà un bar e prenderanno un caffè, seduti al tavolino, nel via vai di studentesse, ragazzi, papà che comprano brioche per i figli, e lei arriverà tardi al lavoro – lui anche peggio.
Ne rideranno, e prima di lasciarsi lui la inviterà al cinema, quella sera stessa, o magari il giorno dopo. Si scambieranno i numeri e condivideranno messaggi, usciranno insieme, ancora e ancora, parleranno di case, viaggi, quadri, musica, si baceranno e faranno l’amore. Prenderanno l’auto e andranno in costiera, fitteranno casa al mare, e vedranno tramonti, onde, alberi, asfalto, piogge in spiaggia e mattine d’autunno. Penseranno di voler vedere l’alba dal terrazzino, ma si sveglieranno sempre tardi, ridendo, e lui preparerà la colazione e le chiederà di sposarlo, e lei lo abbraccerà.
Tinteggeranno casa verde e azzurro ed il tempo scorrerà rapido. Lui imparerà a fare foto – finalmente! – le accarezzerà il viso mentre lei le guarda, di sera, e dopo avere scelto le più belle le ordineranno in un album, e avranno due figli, sicuri, piantati nel mondo come lui non è mai stato, e col tempo anche i capelli si imbiancheranno e i passi saranno più lenti, incerti, le giornate più brevi e ogni attimo da quel momento in poi sarà l’ultimo della vita perché sarà la vita, compatta e luminosa, e niente più da chiedere, da desiderare, ogni cosa intera, cerchi di mare inanellati a riva, e nessuno vedrà la morte dell’altro perché così decideranno e così sarà.
Ma lui non ha scuse, né parole, né sguardi complici. Arriva la sua fermata e scende. Scende e basta.
Vasco d’Agnese è nato a Napoli nel 1970, dove ha sempre vissuto. Insegna Filosofia dell’educazione all’università Luigi Vanvitelli, e ha coltivato la passione per la scrittura in forme diverse.