Un racconto di Mario Greco
Numero di battute: 2445
La nostra casa è piccola, ma in compenso è molto luminosa. Ci sono tre balconi. Su ognuno di questi balconi mia moglie ha disposto un compatto schieramento di piante. In prima linea, ha posizionato le piante da guardia, è così che le chiama lei: catambra, citronella, basilico, lavanda… Mia moglie ha una passione sfrenata per le piante, e ogni volta che la vedo trafficare intorno a esse cerco di immaginare quello che sarebbe stata capace di fare se avessimo avuto la fortuna di possedere una casa con un bel giardino.
Le piante da guardia funzionano, questo è certo. Le zanzare si tengono alla larga. Nostra figlia ancora non ci crede, dice che è impossibile. Non so perché, ma è sempre così scettica su tutto, sta sempre a criticarci. L’abbiamo avuta troppo tardi, è questo il punto. Da ragazzina si vergognava di noi, perché avevamo quasi il doppio dell’età dei genitori delle sue amichette. È da un bel po’ che non abita più in questa casa, convive con un uomo, un poco di buono che un giorno sì e uno no le mette le mani addosso e la minaccia.
Proprio ieri è stata qui, si è presentata nel tardo pomeriggio, tutta accaldata, con una t-shirt indossata al contrario e una piccola tumefazione sullo zigomo sinistro. Mia moglie ha subito incominciato ad agitarsi. «Dimmi che non è successo di nuovo» chiedeva. «Mio Dio, dimmi che non è successo di nuovo.»
«Dimmi che
non è successo
di nuovo.»
«Prima o poi lo ucciderò quel bastardo» ho detto a mia moglie, poco più tardi, mentre nostra figlia era in bagno, sotto la doccia. Ho stretto i pugni. Non so, sicuramente avrò fatto una faccia strana, perché mia moglie è stata quasi sul punto di mettersi a ridere. Nostra figlia ha mangiato un po’, ma soltanto per farci contenti. Qualche spicchio di pomodoro, mezza mozzarella.
Dopo che se ne è andata nella sua stanza, io e mia moglie siamo usciti sul balcone del nostro minuscolo soggiorno. Non c’era un alito di vento. Mia moglie ha preso l’innaffiatoio e ha iniziato a parlare con le piante. Fa sempre così. Tiene l’innaffiatoio in una mano e con la mano libera accarezza le piante e dice: «Avete sete, poverine, avete sete eh?». Questa volta, però, la voce le tremava. E le tremava anche il braccio che reggeva l’innaffiatoio. «Lascia fare a me» le ho detto. «Ci penso io.»
Lei dice sempre che non ne sono capace, che ogni volta combino un pasticcio, tra acqua per terra e schizzi di fango, ma ieri sera sono stato molto attento, e lei non ha avuto assolutamente niente da ridire.
Mario Greco è nato nel 1959, a Sant’Arsenio, dove risiede. Nel 2011 ha ricevuto una menzione speciale dalla giuria del Premio Chiara per una raccolta di racconti inediti. Nel 2016 un suo racconto è stato pubblicato nell’antologia Dieci racconti per Piero Chiara (Macchione editore). Altri racconti sono stati pubblicati sulle riviste Tuffi, Carie, Grado Zero, Pastrengo, Rivista Blam, il Mondo o Niente, In fuga dalla bocciofila, Formicaleone, Smezziamo, Quaerere, Birò, Grande Kalma.